domenica 9 luglio 2017

L'Archivio Anarchico del Centro Studi Libertari Luigi Fabbri di Jesi

In occasione del Basement Party svoltosi a Jesi durante lo scorso mese di marzo, mi sono ritrovato a visitare la bella città marchigiana dove ho potuto entrare in contatto con una realtà sociale dalla lunga tradizione. Ho parlato con un giovane anarchico che mi ha mostrato l'archivio del CSL Luigi Fabbri, dove sono confluiti i documenti raccolti dai soci storici, messi in ordine e catalogati per essere a disposizione del pubblico e degli studiosi che ne facciano richiesta per leggerli e consultarli. Coloro che oggi a Jesi tengono in vita l'idea di un pensiero libero, svincolato dalle forme di potere istituzionale e dalle ingerenze degli organi politici sulle quali poggiano gli stati ed i nazionalismi mi hanno mostrato la loro sede raccontandomi la loro storia. TG

Il Centro Studi Libertari Luigi Fabbri a Jesi

Tony Graffio: Per rompere un po' il ghiaccio, vorrei chiederti: conosci l'evento attualmente (il Basement Party apriva l'11 marzo scorso, giorno in cui ho registrato l'intervista con Andrès ndTG) in corso in città, denominato: Basement Party?


Andrès: Sì, ci ho fatto un salto anch'io una volta. Se non sbaglio la prima edizione è stata organizzata l'anno scorso. Ho dato un'occhiata al volantino e quest'anno l'evento mi sembra un po' più grande. L'altra volta gli abbiamo prestato il proiettore e lasciato alcune copie di Umanità Nuova. Siamo abbastanza "vicini" ad alcuni di loro: per esempio Turcio (coorganizzatore del Basement) suona nei Gerda e viene qui da noi quando organizziamo i concerti.



Volantino di una serata musicale organizzata dal CSL di Jesi: NOISEmoJesi 2016

TG: Quindi c'è una certa collaborazione?  

A: Certo. Dopo ti farò vedere la nostra sala concerti. Organizziamo concerti da più di 10 anni con gruppi di vario genere che vanno dal Post Punk al Post Hard Core, a musica più ricercata come il Jazz Core.

Interviene Jacopo

Jacopo: La presenza di qualche compagno con la passione per la musica fu saltando la scintilla, perché capimmo subito che potevamo veicolare le nostre idee anche attraverso un momento Iudico d'incontro, al di fuori delle logiche commerciali. All'epoca il circolo si trovava in pieno centro storico, all'ex carcere dove, tra l'altro, fu detenuto il padre di un nostro compagno che da anarchico si era rifiutato di fare il soldato durante la seconda guerra mondiale. Dopo un primo concerto organizzato in una palestra nel bel mezzo di un quartiere popolare di Jesi (San Giuseppe), con timore e speranza cominciarono le nostre Domeniche Anarchiche che tuttora sono caratterizzate da concerti pomeridiani in cui le band nostrane, spesso sono affiancate da altre provenienti da tutta Italia. Al termine della serata, la cena (vegan!), è il momento in cui in più di un'occasione abbiamo visto nascere gruppi musicali, progetti artistici, collaborazioni di ogni genere, ma anche amori e amicizie. Jesi è l'epicentro di una scena musicale peculiare, fatta da gruppi come i Gerda, Lleroy, Paperoga, Jesus Franco   &   the drogas, Palmer Generator che hanno un riscontro anche a livello nazionale. Questa scena è nata circa a metà degli anni novanta e si è manifestata subito  con band come i VeL, funambolici post-grunge che strizzavano l'occhio al noise e senza volerlo hanno influenzato molte delle band del territorio.  Oltre ai già citati gruppi tutt'ora in attività, ricordiamo anche i Butcher mind collapse, i Raptus, i Sedia e mille altri progetti (che nessuno si offenda, sono stati tutti importanti per la scena!). Tutto questo è passato anche in molti concerti che abbiamo ospitato, e ci ha regalato non poche soddisfazioni. Anche perché di frequente abbiamo mischiato generi diversi e la gente ha potuto assistere all'esibizione di qualche ragazzo con chitarra distorta, batterie suonate al fulmicotone, pe r poi passare ad un folkman con chitarra e senza amplificazione.

A: L'anno scorso abbiamo anche chiamato artisti di vario genere per arricchire i pomeriggi concertistici al circolo (Gli artisti intervenuti l'anno scorso al CSL erano alcuni fumettisti come Paciaraw, Fausto Medori, Maicol & Mirco, il fotografo Loris Cericola ed i serigrafi del Silk Screen Dept. E poi Cifone, Kuro, Stè Metallo... (Tutti legati all'arte underground. ndTG ). Mentre a fine anno abbiamo cercato di concentrare tutto il potenziale relazionale, musicale e sociale organizzando il concerto: NOISEmoJesi (1). per quella occasione abbiamo chiamato tutti  i gruppi di Jesi che sono venuti a suonare qui nel nostro circolo. E' venuta fuori una bella cosa: due giornate piene di gente al circolo, socialità e musica di qualità. 

Jacopo: Impossibile poi non citare anche le associazioni, spazi e realtà non musicali con cui da sempre cooperiamo: SCA TNT, Valvolare, I'ARCI, Spazio Ostello, Libera... 





Malatesta - L'Anarchia

TG: Oltre alla musica, di cosa vi occupate in questo circolo?


A: Oltre alla musica, dal punto di vista culturale abbiamo un archivio/biblioteca ed una biblioteca nelle piazze. Organizziamo mostre (come LiberiLibri, l'annuale esposizione dell'editoria libertaria in città), presentazioni di libri, cineforum, cene sociali... tutto per mantenere viva una memoria collettiva che possa fornire strumenti di classe agli sfruttati di oggi. Oltre a questo, come gruppo anarchico facciamo attività politica, siamo inseriti nella realtà locale, siamo federati a livello nazionale e internazionale.



Biblioteca anarchica
L'archivio/biblioteca del CLS di Jesi

TG: Dove ci troviamo? E come ti chiami?

A: Siamo nel Centro Studi Libertari di Jesi (2) e io sono Andrès, ho vent'anni e vivo vicino a Jesi.

TG: E' qui che custodite documenti storici di grande rilievo per il movimento anarchico?

A. Non è l'archivio di movimento più importante a livello nazionale, ma di certo in esso sono conservati documenti unici che altri centri di documentazione, istituzionali e di movimento, non hanno. Essendo un archivio/biblioteca autogestito ognuno a modo suo contribuisce a gestirlo e preservarlo, e in questo troviamo sostegno in Rebal (3), una rete internazionale di archivi e biblioteche libertari la quale, oltre a fornire un sistema metaopac (sistema d'archiviazione informatizzato ndTG) di ricerca online dei titoli presenti nei vari centri aderenti, è anche utile per chi, come noi, non ha competenze specifiche in campo archivistico. Ovviamente, la conservazione dei titoli non è la sola né la più importante delle cose da fare, perché un documento ben conservato ma non accessibile per noi non ha un gran valore. Per questo cerchiamo di tenere aperto il circolo almeno due volte la settimana, permettendo agli interessati di consultare e prendere in prestito i titoli catalogati. Da parecchi anni ormai stiamo portando avanti anche un progetto che abbiamo chiamato "Biblioteca Circolante", in sostanza scaffali pieni di libri di ogni genere che sempre di più vengono lasciati dai fruitori della biblioteca. In pratica, si tratta di un "Book crossing" senza la parte burocratica che il sito di riferimento comporta, chiunque può prendere, lasciare, scambiare titoli, noi offriamo solamente lo spazio.


L'Asino

TG: Qui nelle Marche c'è una forte "tradizione" anarchica?

A: Sì. Nelle Marche, in generale, sì. C'è da dire innanzitutto, che il movimento socialista in Italia nasce anarchico. Quando l'Internazionale dei lavoratori si costituisce, gli esponenti delegati che vanno a presiedere ai congressi dell'Internazionale erano Errico Malatesta, Carlo Cafiero, Andrea Costa e Francesco Saverio Merlino (questi ultimi due erano anarchici prima di passare al socialismo). Si poggiavano su basi Bakuniniste, cioè del primo anarchismo, all'interno dell'Internazionale. Basta elencare brevemente alcuni fatti salienti a cavallo fra la fine dell'Ottocento ed il primo Novecento per comprendere quanto le Marche, pur nel loro carattere provinciale, furono una zona importante per l'anarchismo. Probabilmente in base alla centralità rispetto alla penisola, Errico Malatesta scelse di stabilire la sua sede "politica" per ben due volte in Ancona, da dove poteva facilmente muoversi col treno tanto a Nord quanto a Sud. In concomitanza con questi due soggiorni sono successi fatti abbastanza rilevanti, sia sul piano nazionale che locale. Nel 1898, scoppiano spontaneamente i cosiddetti “Moti del pane”, due anni dopo l'arrivo dell'anarchico campano, il quale, insieme ai compagni del luogo, aveva dato vita ad un giornale che si chiamava “L'Agitazione”. Fanno eco alle sommosse della città sovversioni nei piccoli centri e paesini della regione e anche a Milano. I moti vennero repressi nel sangue. Nel 1914 divampa in risposta all'eccidio di alcuni manifestanti (che si erano riuniti per un corteo antimilitarista e per la scarcerazione di Masetti), sempre in Ancona, la settimana rossa, in cui tra gli altri agitatori era sempre presente Errico Malatesta che nel 1913 era tornato nel capoluogo marchigiano e aveva fondato un altro giornale, "Pensiero e Volontà". Malatesta partecipa direttamente ai moti. Sono presenti anche Pietro Nenni e il Benito Mussolini socialista," massimalista" di quel tempo. La città è in mano agli insorti, la CGL(4) indice uno sciopero generale poi revocato, forse temendo un insurrezione in tutto il paese, ma i binari divelti e i cavi elettrici tagliati rendono Ancona isolata, i moti continuano. La fiammata insurrezionale arriva fino a Jesi, Senigallia, Fano e in Emilia Romagna. Dopo una settimana viene mobilitata la Regia Marina; nel porto di Ancona sbarcano da alcune cannoniere i soldati che dopo qualche giorno riescono a sedare le rivolte a suon di cannonate. Nel 1920, scoppiano i moti legati al biennio rosso, ad Ancona viene occupata anche una caserma, la Villa Rey. Questa volta però, la cittadina non è protagonista delle vicende che coinvolgono soprattutto il Nord: Torino e Milano. Per tutto ciò il movimento anarchico e la questione sociale nelle Marche sono sempre state forti partendo da Ancona, come capoluogo di regione, e poi nei contesti vicini: Macerata, Fano, Jesi, Senigallia...


Ottorino Manni

TG: Vuoi dirmi due parole su Ottorino Manni e la sua biblioteca?

A: Ottorino Manni era un compagno anarchico che visse a cavallo tra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento. Nacque nel 1880 e morì nel gennaio del 1925, due settimane prima che Mussolini salì al potere dopo il delitto Matteotti (avvenuto nel giugno dell'anno precedente). Ottorino Manni diviene anarchico quando Errico Malatesta, insieme ad altri compagni, viene incarcerato nel 1897-1898. Sottoscrivono e pubblicano sull'Agitazione (periodico socialista anarchico) gli atti del convegno del Tribunale, nel momento in cui pronunciano le sentenze. In pratica, i compagni che sono presenti in aula raccolgono le notizie e le pubblicano sull'Agitazione che in quel momento storico era un giornale che ad Ancona aveva grande diffusione e segue il processo passo passo. Ottorino Manni è di Senigallia, nasce e muore lì, poi vedremo perché non si muoverà. Da casa, un giorno, sentendo uno degli strilloni in strada che leggevano le notizie sull'Agitazione, si interessa al giornale e lo compra. C'è da dire che Ottorino Manni sin da bambino ha sofferto di problemi a livello fisico e perciò non si è mai spostato da casa, si muove solo sulla sedia a rotelle; nel corso della sua vita subisce l'amputazione di un braccio, poi di una gamba. Per necessità si ritrova a casa ventiquattro ore su ventiquattro e si interessa di cultura e di libri, e in sostanza diviene bibliofilo. C'è un periodo in cui riesce a leggere e spostare i suoi documenti solo con una bacchetta che gli era stata costruita dal fratello o dal padre. Insomma, vive una vita veramente martoriata dal dolore e dal contesto fortemente limitato dalla sua condizione (sia fisica che geografica). Prima di diventare anarchico si interessa alla cultura post-illuminista, al razionalismo, al libero pensiero. Quando diviene anarchico, a maggior ragione, si interessa del razionalismo, del positivismo e alla questione sociale. Quindi compra sia libri anarchici, "La Comune di Parigi" di Luise Michel, Bakunin, Enrico Malatesta.. sia del libero pensiero, come Giordano Bruno e altri. Pur restando confinato in casa riesce comunque a partecipare, sia al movimento anarchico, sia alla realtà cittadina di Senigallia, fatta di pescatori e commercianti, tipica realtà provinciale di un paese satellite di Ancona dei primi del Novecento. Esulta quando nasce la Massoneria a Senigallia, perché la Massoneria di fine '800 era legata alla questione sociale, ai movimenti socialisti e al razionalismo. Esulta sul giornale che redigeva. "Il Solco", periodico razionalista. Spesso aiutava gli operai a stendere i volantini o in altre cose semplici. Divenne un punto di riferimento perché rimaneva lì. La polizia non si poteva accanire contro di lui perché soffriva già abbastanza. Spesso, le riunioni degli anarchici in quel periodo si svolgono a casa sua. Mette in piedi un gruppo anarchico. Pubblica tra il 1900 e il 1914 dei numeri unici anarchici che aiuta a a scrivere o a redigere per conto di altri.


Il Fulmine

Il Solco

TG: Come è pervenuta fino a voi questa biblioteca?

A: Ottorino era un bibliofilo. Voleva conservare i suoi testi, cosa rara nel movimento anarchico di quel periodo. Ma a differenza di Luigi Fabbri (anche lui marchigiano, bibliofilo, anarchico) non potendo spostarsi a causa della propria malattia, quando muore lascia tutti i sui libri lì, a Senigallia.


 Un armadio pieno di libri di inizio '900

Libri di cultura sociale e anarchismo

TG: A Senigallia non rimane più nessuno? 

A: Nel 1925 sì. Uno degli ultimi eventi dei movimenti socialisti (prima del Regime) che si svolgono a Senigallia sono proprio i funerali di Ottorino Manni, ai quali compagni Comunisti, Socialisti e Anarchici della zona partecipano in massa, pur essendo stato vietato; il corteo arriva fino alla sua tomba e infine si scioglie. Ottorino rimane una figura molto importante dal punto di vista storico perché lascia la bibliotechina (con tutti i documenti della sua epoca) ai suoi compagni che rinominano e intestano il gruppo locale a suo nome. Mantengono fede alla parola lasciata custodendo i libri che arrivano così fino a noi. La raccolta resta a Senigallia dal 1925 fino alla fine degli anni novanta, se non ricordo male, quando quel gruppo anarchico muore con i propri militanti, nel senso che non c'è stato un adeguato ricambio generazionale. La Biblioteca resta a Senigallia chiusa in uno scantinato per alcuni anni. Succede poi che i compagni rimasti fanno una telefonata agli jesini dicendo appunto che questo archivio sarebbe andato distrutto o lasciato in malora, e questi ultimi vanno con un camioncino a recuperare il prezioso materiale. Tutti i documenti ed i libri arrivano qui, e nel tempo si aggiungono altri documenti. Il fondo Ottorino Manni ha il suo inventario, separato dal resto, al quale si sommano i documenti che il gruppo anarchico di Jesi possedeva prima e altri ancora che abbiamo acquisito successivamente. Perciò questo archivio è diventato un insieme di rari documenti storici.


 Un'altra veduta sulla biblioteca del CSL Fabbri di Jesi

I giornali di Ottorino Manni

TG: Si è conservato tutto? Non è andato perso nulla? 

A: Non lo so. Potrebbero esserci state delle perdite dal 1925 fino a quando abbiamo preso in carico noi l'archivio. Considera che quando tutto era conservato nello scantinato nessuno sa niente e potrebbe essersi perso o danneggiato qualcosa. In realtà, abbiamo il vecchio inventario stilato prima tutto finisse nello scantinato, e pare che qualcosa manchi. Può essere successo che qualche libro se lo teneva in casa un vecchio compagno anarchico e quando è morto sia andato perduto; tutte storie possibili insomma.


Non votare
 Tutti i governi hanno interessi diversi da quelli dei popoli, per questo noi anarchici non votiamo.

Anarhisticki

TG: I movimenti anarchici trovarono un terreno fertile di diffusione negli ambienti tipografici, con la stampa, o sbaglio? E' anche per questo motivo che le pubblicazioni anarchiche venivano facilmente diffuse?

A: Il movimento anarchico storicamente è sempre stato molto legato alla "carta", nel senso che pur non tenendoci molto a conservare materiale di propaganda e documenti personali, perché sempre di corsa, tra una prigione, un foglio di via, o un domicilio coatto, i suoi esponenti non avevano mai il tempo di formare degli archivi stabili, anche se di carta ne hanno fatta stampare tanta, sempre legati ai fogli, ai giornali, ai periodici. Che ci siano stati molti tipografi anarchici è qualcosa che non potrei confermare, dal punto di vista occupazionale quello che so è che molti anarchici una volta fermati dalla polizia si dichiaravano spesso dei ciabattini, dei calzolai, però non sappiamo con certezza che questi dati siano veritieri perché spesso gli anarchici non fornivano generalità precise nè tanto meno veritiere ai funzionari di polizia che li schedavano e pedinavano. Dicevano di fare il calzolaio e invece magari lavoravano come braccianti o operai.


Girolamo Simoncelli era concittadino di Papa Pio IX, Mastai Ferretti. Entrambi erano di Senigallia. Nella stessa città esiste infatti una piazza intitolata a Pio IX ed un monumento dedicato al combattente dagli ideali liberali che venne fatto uccidere proprio da Papa Pio IX, l'ultimo Papa-Re, perché Girolamo Simoncelli aveva partecipato alla Repubblica Romana, insieme a Carlo Pisacane. Il cippo che lo ricorda esiste ancora ed è un punto di ritrovo per le varie organizzazioni anarchiche e per gli attivisti di Senigallia legati all'idea di socialismo.  

TG: Invece del giornale, de "L'Internazionale", che cosa possiamo dire?

A: L'Internazionale, nasce ad Ancona nell'immediato dopoguerra, perciò siamo dopo il 1945. Acquista abbastanza importanza perché è un organo di stampa distaccato dall'organizzazione anarchica più grande nel movimento che si struttura dopo la guerra con la Federazione Anarchica Italiana costituitasi in quegli anni con il Congresso di Carrara, durante il quale si stabilì che la defunta Unione Anarchica Italiana, la UAI, che prima della Seconda Guerra Mondiale aveva agito durante il biennio rosso, era conclusa. Si riprende però il programma anarchico malatestiano e anche un po' l'organizzazione della struttura, in una forma un po' tra il movimento e il partito, anche se non sarà un partito istituzionale e non lo sarà neppure successivamente. Però, si stabiliscono degli organi, per esempio la commissione di corrispondenza e altri che possono essere paragonabili a quelli di un partito di massa. Quando durante il Congresso di Carrara si stabiliscono il patto associativo in cui vengono definiti i compiti della commissione di corrispondenza e altri punti che ne compongono la struttura e si concorda per i principi del Programma della FAI, contemporaneamente alcuni compagni anarchici di quel tempo se ne distaccano, tra cui il famoso Armando Borghi, sindacalista dell'Unione Sindacale Italiana di prima della guerra che era andato nel frattempo in America durante la Seconda Guerra Mondiale. Armando Borghi, una grande figura del movimento anarchico italiano, forma assieme ad altri compagni i Gruppi di Iniziativa Anarchica, i GIA. Questi gruppi si scollano dalla FAI per questa devianza partitistica, denunciando alcune situazioni all'interno della FAI, perché temono derive autoritarie. Utilizzano come organo di stampa, mantenendoli sempre liberi e slegati dall'organizzazione, per il Movimento Internazionale Anarchico tutto, proprio l'Internazionale, questo foglio edito ad Ancona dal compagno Luciano Farinelli. Il giornale si è mantenuto attivo finché c'è stato lui, era lui la redazione, e quando è morto è stato chiuso il giornale. Oltre all'Internazionale utilizzavano come organo di stampa anche il Seme Anarchico, che è sempre stato legato comunque per affinità al contesto dei GIA. Il Seme Anarchico era, anzi è perché ancora esiste, un giornale anarchico di stampo individualista.


 1945-1995: i 50 anni del FAI

GIA Gruppi Iniziativa Anarchica

TG: Anche a Jesi i circoli anarchici hanno una lunga storia?

A: Sì, sono sicuro che a Jesi ci sia sempre stata una presenza anarchica fin dall'inizio del secolo scorso. Romeo Frezzi era di Jesi. Anarchico, arrestato a Roma nel 1897 per avere una fotografia di Acciarito, viene massacrato dalle guardie e in seguito dichiarato morto per malore attivo, un po' come Pinelli. Oltre agli eventi sopra citati, nel 1931 in pieno Regime Fascista, Attilio Santoni ed alcuni suoi compagni sventolarono una bandiera rossa in solidarietà alla neonata Repubblica di Spagna. A seguito di questo gesto, Vittorio Civerchia, noto antifascista e sovversivo anarchico, venne indicato come capro espiatorio e confinato a Ventotene.


 Una tavola di libertà

Skateboard anarchici

TG: E rispetto al tema dell'industrializzazione o alle rivendicazioni di proprietà sui terreni che legame c'era con i movimenti anarchici?

A: Per parlare di industrializzazione e conflitto di classe, bisogna necessariamente fare un balzo in avanti nella storia, fino agli anni della contestazione. Jesi è stata una città fortemente industrializzata rispetto alla zona in cui si trova, e proprio per questo i lavoratori delle fabbriche cittadine spesso provenivano da famiglie mezzadrili delle colline vicine. É il caso di Cesare Tittarelli, un nostro compagno scomparso qualche tempo fa, giunto in città per le scuole tecniche trova impiego come operaio della Sima (azienda satellite della Fiat), fabbrica fortemente sindacalizzata. Diviene anarchico e sindacalista CGIL. Alla sua storia si intreccia quella di Duilio Rosini, Arrotino. Quest'ultimo era divenuto anarchico e aveva imparato il mestiere artigiano lavorando come garzone da Vittorio Civerchia, che era tornato nel dopoguerra dall'esilio (6). Sono anni di Lotte sindacali e politiche. A Jesi, ad opera di Duilio e Cesare, nasce una sezione dell'Organizzazione Anarchica Marchigiana, formazione politica molto strutturata e radicata su tutto il territorio marchigiano (7). Anche grazie a loro, più di trent'anni fa viene riattivato il Centro Studi Libertari, che ora ha un fondo, lasciato da Cesare, contenente sia documenti dell'OAM, sia documenti dei consigli di fabbrica Sima e attività della CGIL, cosi come ritagli di giornale di notizie legate alla questione sociale, di classe, e sull'anarchismo jesino. E' grazie a questo patrimonio collettivo che posso raccontarti di Ottorino Manni, Romeo Frezzi, Vittorio Civerchia, Cesare, Duilio e dei tanti lavoratori sfruttati che lottarono per una società più giusta, libera dalla gerarchia dai dogmi religiosi, dall'imposizione dell'uomo sull'uomo. Ora più che mai, in una società liquida, post-moderna, serve mantenere in piedi la memoria, per ricostruire una coscienza di classe, reti di solidarietà. Perchè noi stiamo ancora lottando per la rivoluzione sociale.


Il palco per i concerti che si svolgono al CLS Luigi Fabbri

 Tutti i diritti sono riservati

Fonti e riferimenti: 

1 Federazione Anarchica Italiana/Internazionale delle Federazioni Anarchiche

www.cslfabbrijesi.noblogs.org

WWW.rebal.info

4 Confederazione Generale del Lavoro, così si chiamava prima la CGIL

5 Bandiera rossa sul campanile. Antifascisti (e fascisti) a Jesi di A. Cascia e P. Rosini

7 Fonti orali e scritte per la storia dell'OAM di L Balsamini e M. Sisti per verificare il resto dei riferimenti storici si può fare riferimento alle innumerevoli pubblicazioni relative ai fatti sovversivi e alla storia locale.

Aggiungo due link a pubblicazioni più artistiche in merito alla settimana rossa:

La Settimana Rossa

Una graphic novel di Luigi Balsamini


Nessun commento:

Posta un commento