martedì 31 marzo 2015

Fotografia concettuale, un esempio da non seguire

Oggi sono andato nella chiesa sconsacrata di San Carpoforo, a due passi dall'Accademia di Brera, per vedere una mostra di fotografia degli studenti d'arte che espongono le loro opere in questo spazio che è stato denominato CRAB: Centro Ricerca, Accademia di Brera.
Avevo appuntamento con una ragazza che ho conosciuto qualche mese fa che svolge una ricerca che considero valga la pena d'essere conosciuta. I suoi lavori ve li proporrò su queste pagine prossimamente, mentre adesso volevo farvi vedere ciò che mi è sembrato completamente fuori luogo.
Prendo spunto da questo fatto, per affermare che bisogna conservare il nostro senso critico e rifiutare ogni sorta di lavaggio del cervello, da ogni parte esso arrivi.
Non basta andare in un museo, o ad una mostra per trovarsi al cospetto dell'arte, materia che oltre tutto va studiata attraverso la conoscenza delle tecniche, delle idee e della storia di chi ci ha preceduto, non facendo tabula rasa di tutto.
Ogni scuola d'ordine e grado dovrebbe istruire, fornire un metodo d'apprendimento, far riflettere, ma anche educare...

CRAB, ex Chiesa di San Carpoforo, via M. Formentini, Milano.


Gli autori che espongono le loro opere nella mostra denominata BraeraKlasse, fino al 3 aprile 2015, dalle 8,30 alle 18,30 sono: Giacomo Costa, Francesco Dipierro, Alessandro Ligato, Smich Lov, Simona Luchian, Silvia Maietta, Alessia Mazzoleni, Filippo Messina, Delaram Mirnaghibi, Sylvia Morin, Andrea Morlacchi, Gloria Pasotti, Lorenzo Piovella, Mina Poostdooz, Gian Marco Porru, Valentina Riboli, Giovanna Sellari, Giulia Spreafico, Mattia Toselli, Andrey Ursinòw, Rui Wu, Florian Zvba.

Vedendo i lavori fotografici di questi ragazzi si capisce che molti di essi hanno uno strano rapporto con la fotografia che probabilmente ancora considerano la sorellastra minore di altre forme d'espressione artistiche; infatti tra di loro c'è un massacratore seriale che non ho intenzione di citare, per evitare di portarlo alle luci della ribalta, seppur in qualità più di criminale che d'artista.
Non mi sento di criticare i lavori di giovani aspiranti artisti che si sono dati personalmente da fare per allestire una mostra che si presenta molto bene in un ambiente magico e intriso di storia, d'arte e di cultura. Vedere i lavori esposti è comunque stata un'esperienza interessante che valeva sicuramente la pena di fare, però ritengo che ci dev'essere stata un po' di leggerezza da parte dell'apposita commissione dell'Accademia di Belle Arti di Brera nel selezionare un tipo di "gesto artistico distruttivo", manifestatosi in forma di performance, in cui, una persona ha acquisto del materiale storico proveniente dalla Croazia, o da altri paesi balcanici, prodotto circa 100 anni fa e deliberatamente ha deciso di farlo a pezzetti, per poi scegliere di ricostituirlo in altra forma (accostando tra di loro pezzi che nulla hanno a che vedere tra di loro).
Si tratta di antiche, pertanto rare, lastre di vetro su cui sono state esposte scene di matrimoni che "il distruttore" ha ritenuto che avessero circolato per l'Europa facendo bella mostra di loro stesse, per troppo tempo.

Seguendo la stessa logica contorta di codesti signori che fanno dell'apologia alquanto pericolosa, si potrebbe aggiungere che Hitler forse come imbianchino non valesse gran che, ma l'idea che l'ha portato a bruciare pile di libri sulle pubbliche piazze del Terzo Reich fa di lui un grandissimo artista concettuale ante litteram, magari anche anticipando certe idee surrealiste di pensatori come Marcel Duchamp di cui Adolf Hitler era praticamente coetaneo, essendo nato solo due anni dopo del francese.

"L'opera" incriminata intitolata: Frammento per un'autobiografia
(Installazione di dimensioni variabili - 2015)

Alla voce "rompere" sul dizionario si legge: spezzare e rendere non più operante qualcosa che lega, che tiene immobilizzato. Scrivo la fine di quello che "è stato" senza salvare nulla, riducendo in pezzi un corpus d'immagini di rito (matrimoni) e prendendomi la possibilità di sovvertire il percorso di quei momenti nello spazio dell'immagine, isolando, dividendo e allontanando per creare una seconda possibilità. G.M.P.

La fotografia, pur nella sua matrice originale, il negativo, per questo scellerato signore, insegnanti di fotografia inclusi, non vale nulla; ci si chiede perché costoro non abbiano preso opere del Cimabue o di Giotto per praticare un analogo spezzatino concettuale...

Pur avendo incrociato, questa mattina, "il demolitore" e avendo scambiato con lui non più di due parole, non me la sono sentita d'interpellarlo sulle motivazioni della "sua arte"; probabilmente si tratta di un mio limite culturale, o caratteriale, non so, però ritengo sia superfluo avere uno scambio dialettico con chi agisce contro la fotografia nel nome della fotografia, al solo scopo di fare parlare di sé, di stupire e di mostrare la sua destrezza nello sfasciare in un istante ciò che altre persone hanno saputo produrre con amore, sapienza e precisione, ponendo fine a qualcosa di estremamente curato, suo valore documentaristico che rappresentava anche simbolicamente l'essenza della vita di persone arrivate fino a noi da un'epoca ormai lontana ed irraggiungibile. 

Certamente è più facile distruggere che creare e forse anche per questo motivo potremmo trovarci di fronte a frotte di artisti provenienti da ogni dove che demoliscono ogni cosa.
Forse non ce ne rendiamo conto, ma anche coloro che hanno spaccato di recente pezzi della fontana del Bernini hanno compiuto un'azione creativa per la quale dovremmo essere loro grati?
E che dire dei Talebani o dei miliziani dell'Isis che ricorrono alla dinamite e ad altri esplosivi per ricreare l'armonia per i loro occhi demolendo i Buddha di Bamiyan in Afghanistan o l'antica città di Ninive? Sono anch'essi artisti?
Io non sono di questo avviso e ciò che ho visto questa mattina, oltre ad avermi indignato come persona, mi rivolta come amante della fotografia, soprattutto se penso in che mani si trovino certe istituzioni accademiche e ciò che viene incoraggiato in quei luoghi.
Come possiamo dire che distruggere la tomba di Giona in Iraq sia stato un atto contro l'umanità mentre, non soltanto si acconsente, ma addirittura si premia, decidendone l'esposizione, l'azione di uno squilibrato che autoproclamandosi "artista" dà sfogo ai suoi istinti più bassi, o alle sue frustrazioni, spaccando pezzi unici di valore storico, culturale e sicuramente molto più rilevanti, a livello artistico, di ciò che egli fa tra le mura di casa sua o dei laboratori dell'accademia?
Non ho intenzione di dilungarmi in questo discorso che potrebbe continuare all'infinito, comprendo e ricerco la visione personale di ogni individuo nei confronti di un gesto artistico, o creativo, perché m'interessa vedere la diversità d'approccio alla materia artistica di persone diverse, ma ritengo che quando si va oltre e si danneggia qualcosa che può essere considerata un bene comune, in quanto appartiene al passato di ogni essere umano, bisogna necessariamente chiamare le cose con il loro vero nome e parlare di inciviltà ed ignoranza. Anche tra le istituzioni e coloro che invece che approvare la distruzione di un'opera di valore dovrebbero tutelare i beni culturali, istruendo gli studenti a fare, a loro volta, la stessa cosa per i nostri figli ed anche per i loro stessi discendenti (nel malaugurato caso che anch'essi dovessero riprodursi).

Ciò che ho visto oggi, m'indispone ancor più nei confronti della cosiddetta arte concettuale che considero un'espressione di un mondo decadente ed in preoccupante corsa verso l'autodistruzione.
Considero la cultura e l'arte l'unica alternativa (oltre all'amore) ad un degrado umano, sociale, intellettuale, spirituale ed economico imperante, vedere come certi valori si siano capovolti mi fa capire come ogni cosa venga snaturata e sfruttata ai soli fini di proporre prodotti di facile realizzazione a costo nullo e di nessun valore all'attenzione di un pubblico succube di una categoria di pseudo operatori culturali disonesti e annoiati che accettano di sovvertire delle convenzioni e dei canoni classici, nella speranza d'affermare un loro prodotto commerciale alternativo ad un'opera di indubbio gusto e valore. Tony Graffio

Per concludere in allegria, propongo una bella vignetta comica pubblicata sulle pagine di una nota rivista d'oltralpe.



Alcuni studenti dell'Accademia di Brera non si comportano poi in modo molto diverso dai seguaci dello Stato Islamico.
Chi dobbiamo ringraziare?


Un giorno poi, ricordatemi di raccontarvi la storia di Ghitta Carell e delle sue lastre acquistate dalla Fondazione 3M.

1 commento:

  1. Finalmente qualcuno che va alle mostre ed esprime un giudizio libero. Caro Tony, questi però sono studenti, non artisti e la commissione è composta da insegnanti (immagino). L'arte purtroppo o per fortuna non può essere insegnata.
    Insomma, affermare che un diplomato all'accademia è un artista è come affermare che un laureato in economia sia un imprenditore. Certo, anche all'università simulano l'azienda, come all'accademia simulano l'arte.

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