Se è vero che la fame uccide, altrettanto può fare l'infamia.
Partendo da uno scatolage abbastanza semplice e pulito, Carlo Cecaro prende spunto da una sua vicenda personale che lo aveva portato alle strette con un amico, sembra per una questione di donne, per realizzare un'opera che fa riflettere ed a distanza di 2000 anni ci ricorda e conferma le parole del Cristo: <Più che a ciò che entra nella nostra bocca, dobbiamo fare attenzione a ciò che ne esce>
Le parole possono ferire, ma a volte, possono addirittura uccidere.
Nel caso di Carlo e del suo amico, è defunta soltanto la loro amicizia, ma per una persona corretta e di certi principi, anche ai nostri giorni, questo sentimento è pur sempre qualcosa di prezioso, da tutelare e difendere da tutto e da tutti.
Ultimamente, anch'io, dopo alcune divergenze artistiche ed etiche, ho deciso di prendere le distanze da Carlo e di togliere le sue opere da questo blog, onde evitare problemi di qualsiasi tipo.
Sono pervenuto a questa decisione dopo che aver saputo che Carlo sta pensando d'intentare una causa per plagio ad un fotografo inglese che ha fotografato e rielaborato graficamente un collage piazzato su questo stesso ponte dal "re dei cartellomani".
Lascio questa unica pagina come riferimento all'opera e ad un amico che forse ma solo se stesso.
Agli amici perduti ed agli amori mai sbocciati
Si ringrazia l'ammaliante Sara, per essersi prestata con naturalezza all'obiettivo di Tony Graffio, in tutto il suo splendore.
Nessun commento:
Posta un commento