sabato 14 maggio 2016

Paolo Vampa e Paolo Gioli: come il loro rapporto di stima e d'amicizia ha dato vita alle opere più geniali del XX secolo nel cinema e nella fotografia sperimentale

Un'altra intervista fondamentale per capire meglio il personaggio Paolo Gioli, la sua opera, la sua vita ed il connubio artistico/economico che lo lega a Paolo Vampa, suo amico ed estimatore di lunga data. 

Paolo Vampa al Peephole di Milano la sera dell'inaugurazione della mostra antologica di Gioli

Tony Graffio intervista Paolo Vampa, collezionista amico e "socio" di Paolo Gioli

Tony Graffio: Paolo Vampa, lei è il principale collezionista delle opere di Paolo Gioli e forse anche il primo che ha raccolto i suoi lavori, mi hanno detto che è grazie a lei se Gioli ha potuto continuare con la sua attività creativa, è vero?

Paolo Vampa: Ma no, l'ho aiutato così negli anni, ma il talento di Gioli è così grande che sarebbe uscito comunque...

TG: Come ha conosciuto Gioli?

PV: Ci siamo conosciuti in America, tanti anni fa. Io studiavo, lui guardava un po' cosa accadeva nel modo dell'arte, girava per le gallerie... Ci siamo conosciuti così, poi è nata quest'amicizia che nel tempo è continuata. Ci siamo aiutati reciprocamente.

TG: Di che anni stiamo parlando?

PV: Ci siamo incontrati nel 1968, a New York.

TG: In occasione di qualche mostra d'arte?

PV: No, noi andavamo a leggere il giornale, la sera, da Rizzoli. A forza di andarci tutte le sere e siccome siamo praticamente coetanei, abbiamo iniziato a parlarci e ci siamo conosciuti.

TG: Di che cosa si occupa normalmente?

PV: Io mi sono sempre occupato di finanza e industria. Sono stato direttore di aziende, ecco.

TG: Colleziona opere di altri artisti?

PV: Beh, ho collezionato un pochettino... Ma il discorso di Gioli non è che io ho collezionato Gioli; il fatto che noi facessimo insieme certe cose ha fatto sì che io mi ritrovassi con delle opere di questo artista. Io non ho la mentalità del collezionista. Sì, ho collezionato un po' di opere di altri autori, ma col tempo mi sono liberato di tutto ed ho rivenduto tutto. Con Gioli è stato un rapporto diverso, si tratta di un'amicizia; io avevo delle disponibilità e glie le ho date, mentre lui mi ha dato delle opere...

TG: E' stato un rapporto di mecenatismo?

PV: In qualche modo... Solo che io non sono un uomo ricco, ma uno che stava bene. Il mecenate è qualcuno che è ricco. Io non ero al livello di un Gaio Cilnio Mecenate a Roma, dei Medici di Firenze o degli Sforza di Milano. Ero semplicemente uno che credeva in quello che faceva Paolo perché mi piacevano i suoi lavori. Lui mi chiedeva una mano per realizzare le sue opere, io glie la davo ed il discorso è andato avanti così.

TG: Deve proprio piacerle questo tipo di arte...

PV: Beh, certo sono circa 50 anni che procediamo in questo modo.

TG: Lei vende le opere esposte? Scusi se glielo chiedo, ma ho parlato con la Direttrice di questo Centro d'Arte che mi ha detto di non sapere nulla di prezzi perché loro non vendono, anche Gioli mi ha detto di non essere a conoscenza di quanto valgano le sue opere, ma qualcuno ne saprà qualcosa, o no? Sembra che tutto quello che si vede qui al Peephole sia suo, è vero?

PV: Sì è vero, beh tutto, insomma, io non sono un mercante e non vendo. Non ho partita IVA, né altro. Capita che qualcuno, qualche volta mi dica: “Mi dai questa fotografia?” Ma difficilmente mi separo da questi lavori perché io mi sento molto legato a queste opere che sono nate con me. Non sono mai stato un collezionista che comprava opere per metterle in un cassetto. Sono cose che sono nate in un ambito d'amicizia che abbiamo fatte insieme. Lui è l'artista, però ne parlavamo e ci chiedevamo la vogliamo fare (la sperimentazione di una nuova opera ndTG)? Poi, se qualcuno mi dice me la vendi? Si tratta di una cosa privata.

TG: Chiaro.

PV: Io non sono un gallerista. Dieci anni fa m'è capitato di vendere qualcosa e ho venduto una tela.

TG: Posso sapere qualche nome degli artisti che collezionava?

PV: Io ho collezionato tutta la Pop-Art che era l'arte dell'età mia, però a livello di grafica, non di quadri. Ho avuto Andy Warhol, Joe Tilson, Jim Dine e questa roba qua. Ho venduto tutto alla Calcografia Nazionale che non aveva nulla di tutto ciò. Mi hanno chiesto di dargli questa roba e io glie l'ho data. Dopo di allora non ho più avuto niente, solo queste cose di Gioli.

TG: Pensa di conservare i lavori di Gioli?

PV: Sì... Soprattutto, se devo dare qualcosa a qualcuno preferisco darlo ai musei che ai privati; perché con i musei non vanno dispersi questi lavori, mentre coi privati andrebbero dispersi. L'importanza della mia collezione sta nella compattezza, ovvero nel rappresentare ogni fase dell'opera dell'artista (Un signore con una gamba rotta lo saluta e lui risponde al saluto dandogli appuntamento a Roma).

TG: Questa mostra è un'operazione culturale?

PV: E' un'operazione culturale che non ha nessuna finalità dietro. Non abbiamo venduto niente... Nessuno ha chiesto mi dai questo, o mi dai quello, né a me, né a loro. Poi, se qualcuno si interesserà per sapere come fare per avere un'opera, qualcuno si farà avanti e lo dirà.

TG: A me interesserebbe acquistare un'opera di Gioli...

PV: Bisogna sapere cosa, quali... Capito? Per esempio, parlando dei quadri, questa è tutta roba che io negli anni ho ricomprato da gente che la teneva in cantina...

TG: In cantina?

PV: Sì, in cantina, in soffitta...perché...

TG: Ma come è possibile?

PV: Eh, è così... Magari qualcuno comprava qualcosa, poi cambiava casa... Insomma, non lo so com'è! So che dopo essermi interessato per tanti anni a Gioli, ma a partire dal 1968, umm? Ora, queste sono cose già nel '68 Gioli non le faceva quasi più. Parlo dei dipinti e dei disegni. Una volta, ho visto che c'era un vecchio gallerista e qualcuno che voleva vendere queste vecchie cose, e allora ho detto: dalle a me! Non l'ho fatto con l'idea del collezionismo e della speculazione, non mi interessa questa cosa, anche perché cosa vuoi speculare? L'ho fatto perché avendo io una discreta collezione di opere successive agli anni '70, cioè da quando ho conosciuto l'artista... In America, nel 1969 e poiché erano prevalentemente opere fotografiche, cinematografiche eccetera. Ho voluto raccogliere questa roba affinché non andasse dispersa, per poter avere un profilo un po' intero di un artista. Infatti, mi dicono che la mia collezione è importante per questo, perché lo rappresenta nei 50 anni della sua attività.

TG: E' molto importante, certo!

PV: E basta, ma non ho nessun intento speculativo, perché è roba che si comprava con 500 mila lire...

TG: Bene, ma adesso quanto può valere?

PV: Non lo so perché nessuno l'ha comprata, e nessuno me la chiesta, però qualche migliaio di euro li varrà! Ci sono le gallerie, ma le gallerie non hanno i quadri e per questo non fanno i prezzi dei quadri. Perché i quadri curiosamente ce li ho io!

TG: Ne avrà fatti pochi, come Vermeer...

PV: Sì, poca roba saranno 30-40 pezzi circa. Questi qua, o poco più, forse altri 10 pezzi. Però dopo lui è passato alla fotografia e alla cinematografia. Tutto molto particolare, eh! Nelle gallerie ci trovate quella roba là. Se uno mi dicesse fammi un prezzo di un quadro, io non saprei cosa dire, invece il prezzo sulle fotografie c'è e si parla di alcune migliaia di euro, perché son tutti pezzi unici: sono Polaroid! I galleristi che si occupano di queste opere sono Minini, l'altro è quello che mi ha appena salutato con la gamba rotta, è Nicoletti, ha la galleria a Roma e il magazzino, poi ci sono altri galleristi...

TG: Quindi, questa operazione culturale è servita per ricordare alle persone che Gioli è un artista importante?

PV: No, questa è un'operazione culturale che mi è stata chiesta. Mi è stato detto: noi qua vogliamo fare una galleria d'avanguardia... cioè uno spazio culturale... e far vedere delle cose un po' nuove, o non comuni, eccetera eccetera. E mi hanno chiesto, o meglio, hanno chiesto a me e a lui... Anzi, a lui prima, se voleva partecipare. Perché se lui avesse detto: non gli dare le opere, io non le avrei messe a disposizione.

TG: Beh, giusto! Poi, è molto importante perché penso che a Milano Gioli abbia fatto poco... Non credo che lui abbia mai esposto qui...

PV: Sì, sì, forse non in personale, ma in collettive sicuramente sì.

TG: Beh, questa è una mostra antologica molto importante, no?

PV: E' una mostra che in qualche modo riassume 50 anni di lavoo, questo sì!

TG: Lui per scaramanzia non l'ha voluta chiamare apertamente antologica, ma è qualcosa del genere, no?

PV: No, antologica vorrebbe dire che lui è morto... Per fortuna, tutti e due abbiamo la stessa età e non siamo ancora morti, però è una mostra...

TG: ...che ha un'importanza storica notevole...

PV: Ci sono opere di 50 anni fa... E ci sono opere di 6 mesi fa, ecco è una panoramica completa.

TG: Invece in America, Gioli che cosa andrà a fare?

PV: Gioli ed io settimana prossima andremo ad Harvard! L'Università ci ha invitato. Lui, ed io che l'ho aiutato a fare i film, siamo stati invitati a presentare i film su tre serate.

TG: Si tratta dei film esposti queste sera, o anche di altri lavori?

PV: Beh c'è un DVD uscito un anno fa e che si trova sul mercato si tratta di tutti i suoi film raccolti in un'unica pubblicazione.

TG: Dove si può reperire questa raccolta?

PV: In libreria e su internet, ce l'avevano anche qua.

TG: La ringrazio e faccio a lei e a Gioli tanti auguri per il viaggio.

PV: Grazie. Comunque questa è stata un'operazione culturale che loro hanno fatto probabilmente perché in concomitanza c'è la fiera dell'arte (leggi MIART ndTG) e perciò avrebbe attratto un sacco di gente ed infatti stasera qui è pieno di gente. Si è voluto mostrare qualcosa che non si vedeva da 30-40 anni. Anche questi quadri e molta altra roba sono inediti e non si sono mai visti. Io però ce li ho in camera da letto...

TG: Certo...

PV: O in salotto, perché io li rendevo, non da lui, da altri e li appendevo in casa.

TG: Così ad occhio, quante opere avrà lei di Gioli?

PV: Non lo so, non rispondo a questa domanda: non lo so. Questi qua saranno...

TG: Due centinaia...?

PV: Nooooo!

TG: Di più?

PV: I quadri?

TG: No, complessivamente.

PV: Vabbé, ma sono fotografie... Non lo so. Ma sì, saranno duecento fotografie, ma i quadri qua saranno una ventina e ce ne saranno altri 10 o 20 in giro...

TG: L'anno scorso c'è stata un'altra mostra a Roma? Io non sono andato a vederla.

PV: Sì, a Palazzo Borghese, alla Galleria del Cembalo, una mostra di fotografie essenzialmente, c'era qualcuna di queste tele e un paio di disegni, perché quando si fa una mostra si cerca sempre, perché lui è stato conosciuto per comparti. Prima per il cinema, che invece è stata l'ultima cosa che ha fatto, poi per la fotografia, ma per esempio, per la pittura e la grafica non lo conosce nessuno. Per il disegno stesso discorso, perché erano attività che lui aveva fatto all'inizio della sua carriera ed erano andate disperse. Un'amico gli aveva comprato un quadro, un altro che gli aveva dato da mangiare per un mese aveva un disegno, ecco dove sono andate a ritrovarle io queste cose...

TG: Che profilo di Paolo Gioli possiamo fare come persona ? Lui che tipo è?

PV: Lui è un artista importantissimo a livello internazionale, è uno dei maggiori artisti che abbiamo in Italia. Ma non è conosciuto.

TG: Sono d'accordissimo, in effetti mi sembra che sia poco riconosciuto.

PV: Più che poco riconosciuto, è poco conosciuto. Perché questa roba ce l'ho avuta io a casa mia. Io, non essendo mercante, né uno che aveva bisogno di vendere, perché vivevo del mio lavoro, non c'era una struttura che vendesse questa roba.

TG: Non c'era la necessità di farla vedere...

PV: Poi, ad un certo punto, mi sono dedicato a farlo conoscere solo dopo essere andato in pensione. Ma era noto anche prima... Più in ambienti circoscritti, non al grande pubblico. I musei lo conoscevano, in Francia ed in America anche. La settimana prossima andremo ad Harvard e non è che Harvard chiama qualcuno per caso... Vogliono vedere i suoi film e parlarne con degli esperti di cinema sperimentale. Dei 40 film circa di Gioli là andremo a mostrarne una ventina. Lo interrogheranno sulla sua opera, capito?

TG: E' strano, in ogni paese Gioli è conosciuto sotto una veste diversa...

PV: Diciamo che prima è stato conosciuto come filmaker, poi per il resto, d'altronde lui è un ricercatore, fa sperimentazioni molto sofisticate, anche in modo solitario. Non da mostrare, eccetera. Adesso c'è gente che fa quello che ha fatto Gioli, ma è gente di 40 anni. Quando Gioli faceva quelle cose, questi nascevano e non potevano saperlo. Anche persone come De Bellis che adesso occupano posizioni di un certo rilievo chiamano Gioli perché l'hanno studiato a scuola, o hanno visto certe cose. Adesso che ha quasi 75 anni è diventato importante. E' così. Quelli di prima non l'hanno conosciuto, non riconosciuto. Come un grande artista. Non lo conoscevano proprio.

TG: Ho capito, questa mi sembra proprio una bella storia perché un artista molto valido sta finalmente ottenendo il rilievo internazionale che merita e poi perché è partito tutto da un'amicizia.

PV: Grazie.

Nota* di TG
Vampa è una persona che ha effettivamente aiutato Gioli e che ha fatto del suo meglio per dare all'artista una certa libertà d'azione e un sostegno intellettuale, anche se nel mondo dell'arte c'è chi sostiene che questo collezionista e la sua smania d'accaparramento non abbia giovato alla notorietà dell'artista veneto. 
Riporto queste informazioni senza aggiungere commenti personali. 

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