lunedì 31 dicembre 2018

Il neurone della gratitudine (artisti e depressione) e il neurone-specchio (arte e linguaggio)

"Il vero artista non lo trovi su Facebook." Sante Egadi

"La routine ammazza la gente, la cura è la creatività." Alex Flash Gordon


Partiamo da un paio di aforismi che ci possono far capire che ormai tutti si sentono artisti, un po' per ambizione, un po' per necessità di uscire da una routine nella quale, prima o poi tutti finiamo per cadere e un po' per auto-terapia. Vogliamo sentirci speciali, avere un nostro pubblico che ci apprezzi e ci incoraggi a manifestare la nostra singolarità o la nostra eccentricità, anche se poi forse non stiamo davvero creando nulla di particolare. 
Ieri, sono stato ad Hangar Bicocca per visitare il grande villaggio di igloo di Mario Merz ricreato all'interno del bellissimo spazio espositivo milanese di Pirelli e ancor più ho capito che ciò che viene inteso come arte contemporanea spesso è soltanto una turba psichica che ci accompagna per tutta la vita.
A questa stregua è comprensibile perché molti artisti oggi preferiscano farsi chiamare artigiani...
In questi giorni di festa, ho deciso di andare un po' controcorrente, anziché parlarvi di cose allegre ho pensato di proporvi un dialogo che ho avuto recentemente con un artista che è già comparso su queste pagine e affrontare in modo un po' alternativo e quasi ironico un argomento che generalmente si preferisce evitare, un po' perché a molti fa paura, un po' perché pochi riescono a parlare in modo distaccato dei propri problemi e delle proprie battaglie personali.
Da tempo cercavo di parlare di arte e pazzia, ma in questo caso con Alex Flash Gordon abbiamo cercato di capire alcuni meccanismi della mente umana che hanno più a che fare con la depressione e gli alti e bassi d'umore cui molti di noi sono soggetti. Ne è scaturito un discorso che mi sembra interessante e a tratti abbastanza auto-ironico. Non è detto che in futuro non si possa riprendere, anche se col passare del tempo tutto quello che è stravagante diventa sempre più la normalità in cui tutti ci muoviamo.
Sarà poi vero che i veri artisti non li trovi su Facebook? Personalmente, considero tutti coloro di cui parlo su questo blog degli artisti; alcuni fanno cose interessanti, altri forse meno, ma le loro storie sono tutte degne di essere raccontate.
Poiché temo che l'anno prossimo potrebbe essere un anno difficile per molti, ho pensato di farmi rivelare da Alex qualche segreto da applicare per tecniche di sopravvivenza psicologica che ci permettano di affrontare qualsiasi tipo di problema la vita ci presenti.  
Vi rivelo tutto qua di seguito. 
Buona lettura e buon anno nuovo. TG

Il cervello è come una boule à neige di Venezia afferma Alex Flash Gordon

Tony Graffio: Alex, cos'è il neurone della gratitudine?

Alex Flash Gordon: Semplice: nel cervello si attiva un neurone...

TG: Possibile che sia uno solo?

AFG: No, effettivamente ti sto per raccontare quello che avviene in un'area del cervello che viene attivata dalla caffeina o dalle droghe; dal sesso o dal fatto che tu hai una gratificazione di qualche tipo. Basterebbe anche un like su Facebook... o su Instagram...

TG: Basta poco, insomma...

AFG: Ci vuole un feedback della gratitudine... In poche parole, quando per esempio un artista vende un quadro, nel suo cervello il "neurone" si eccita e viene gratificato, ma poi quando questa eccitazione si esaurisce l'artista è nuovamente soggetto ad una nuova richiesta di gratificazione per cui nasce la necessità di fare qualcos'altro che provochi un appagamento al quale non sappiamo più rinunciare. In questo modo le sinapsi del cervello secernono ormoni come dopamina e la serotonina che ci rendono felici; ma l'alternarsi di emozioni, se non vengono ben controllate, possono dare luogo a comportamenti patologici che ci rendono schiavi di un certo tipo di esperienze. Per questo molti artisti hanno costantemente bisogno di organizzare esposizioni, eventi e vivere altre occasioni per mettersi in mostra e focalizzare su di loro l'attenzione di pubblico, conoscenti e amici.

TG: Per un artista è difficile convivere con momenti che possono creargli delle emozioni che vanno dall'euforia alla tristezza che lambisce la depressione? È successo anche a te qualcosa del genere?

AFG: Eh sì, perché l'artista è molto soggetto a questa droga ormonale. L'aveva spiegato bene anche Christopher Bangle che è stato chef designer per la BMW dal 1998 al 2009. L'uomo dopo essere uscito dalle caverne ed essersi conquistato una casa, una barca o lo yacht, immagina di creare un'opera d'arte proiettandola nella sua mente e poi la realizza. La felicità è data all'uomo, e all'artista in particolare, dal raggiungimento del proprio progetto.

TG: L'astrazione di un'idea che si può concretizzare, la realizzazione del proprio progetto, o forse anche di un sogno, ci rendono felici?

AFG: Accade esattamente così. Si tratta di un neurone che applica questa strategia del cervello fino a creare una dipendenza. Se tu non hai la consapevolezza di creare una certa rilassatezza rischi di diventare schiavo di questo processo e vivi nella depressione del momento di post-euforia che magari è di breve durata, perché la vendita di un quadro o l'apprezzamento di un tuo lavoro ha magari una collocazione insignificante nell'ambito dello svolgimento di una tua normale giornata. Oppure no, però senti molto forte la necessità di creare altre opere e dedicarti maggiormente all'arte per continuare in quel modo a ricavare soddisfazioni emotive che hanno un impatto chimico sul tuo organismo e ti diano un senso di realizzazione personale attraverso il tuo impegno artistico/professionale.

TG: Questa dipendenza dalla gratificazione mi fa pensare che la causa del nostro stato d'animo è dovuta anche a quello che pensano di noi gli altri. Siamo così fragili?

AFG: Il nostro "neurone della gratitudine" ci fa comportare come se fossimo drogati; a volte basta solo un piccolo complimento ricevuto sui social media per alimentarlo.

TG: Possibile che dipendiamo tutti da questa forma di eccitazione da realizzazione personale? O c'è qualcuno che è immune?

AFG: Hanno fatto degli esperimenti con i topi che sono stati alimentati con la cocaina; poi gli stessi topi sono stati alimentati con acqua e zucchero. I topi hanno scelto lo zucchero e questo ci ha fatto capire che lo zucchero dà più dipendenza della cocaina. Siamo tutti soggetti a dipendenza dagli zuccheri, pensiamo alla brioche al cioccolato... È un  catalizzatore che  agisce sui neuro-trasmettitori.

TG: Lo zucchero può renderci felici e compensare il fatto che quel giorno non abbiamo venduto un quadro o esposto i nostri "capolavori" in una mostra d'arte?

AFG: Lo zucchero può renderci felici allo stesso modo in cui un quadro può averci dato soddisfazione, anche solo per il fatto di aver immaginato una rosa in 3D nella nostra mente che poi dipingendola ci ha permesso di realizzare il nostro sogno. Dopo la creazione e la realizzazione però arriverà un momento di depressione, motivo che ci indurrà a creare qualcos'altro. Lo scopo diventa quello di continuare a creare per avere un riscontro della propria attività artistica. Si ottiene così il raggiungimento del proprio progetto e una soddisfazione che sollecita la continua richiesta delle sostanze chimiche alle quali il nostro cervello s'è man mano assuefatto.

TG: E nel momento che si arriva ad un blocco creativo c'è poi modo di uscire da questo stato di abbattimento e tristezza? Che cosa succede?

AFG: In quel momento si è soggetti ad una patologia. Per uscirne bisogna poi intraprendere un percorso di meditazione e crearsi uno schema mentale in modo che vincere o perdere non modifichi la nostra qualità della vita. Altrimenti si diventa schiavi del dover produrre opere che potrebbero restare invendute e renderci ugualmente infelici; per non parlare della dipendenza dello zucchero, del sesso, della nicotina e di tutte le droghe immaginabili. Il cervello funziona grazie allo zucchero, c'è poco da fare, per cui va continuamente alimentato e gratificato. Se riuscissimo a meditare per due mesi su un'isola deserta riusciremmo a spegnere il neurone della gratificazione e dell'appagamento fino a diventare, non dico come i monaci zen, ma forse delle persone più equilibrate. È importante riuscire a dominarsi, altrimenti si verrà dominati dal "neurone". Il rischio è quello di essere manipolati. Ti faccio l'esempio dello scienziato Stefano Mancuso che ha studiato come le piante manipolano le formiche. Le piante non possono muoversi, se un parassita mangia le loro foglie allora decidono di mandare un segnale chimico alle vespe che arrivano e pungono il bruco e il bruco muore. Le piante danno il loro "nettare" alle formiche per farsi pulire il loro "giardinetto" e tenere alla larga gli altri parassiti. La formica si alimenta così di quel nettare prodotto dalla pianta e si dopa. È così che la pianta manipola l'insetto. È il caso delle orchidee che producono un loro nettare che contiene caffeina per far lavorare per loro i calabroni. In questo modo i calabroni si ricordano dov'è posizionata quella pianta, ma se i calabroni svolgono un lavoro scadente la pianta smette di somministrare loro caffeina. È interessante perché anche noi umani siamo manipolati dal caffè che ci tiene svegli e ci rende più attivi.

TG: Tutti gli artisti possono essere preda della depressione?

AFG: Molti artisti sono depressi. Il poeta in particolare è preda di questo vortice perché una poesia può creare un'illusione, però è anche vero che un grande artista in un momento di grande depressione può creare un'opera d'arte immensa riuscendo così a sfogare l'energia derivante da un abbandono o da una delusione d'altro tipo.

TG: Tu parli di questi argomenti perché li hai studiati, ma anche perché li hai potuti sperimentare sulla tua pelle; è vero? Come ne sei uscito?

AFG: È così. La meditazione è una tecnica facile da praticare per noi artisti. Parlo soprattutto per chi si occupa di arti visive. Attraverso la creazione di un'opera come un film, una fotografia o un quadro si può ottenere velocemente un feedback di quello che stiamo facendo. Possiamo così avere un riscontro in tempo reale. Poi è importante avere sempre pensieri positivi, non arrendersi mai e credere in se stessi.

TG: Che cos'è la meditazione? 

AFG: La meditazione, o  la "Awerness" è consapevolezza di ciò che fai nel momento stesso che agisci. 

TG: Vivere nel tempo presente.

AFG: Esatto. Nel qui e ora come dicono i monaci buddisti, o i guru dello yoga. Io osservo le persone  e noto che la causa della loro mancanza di concentrazione deriva dall'uso smodato dei telefonini e dalle continue notifiche che arrivano su questi strumenti di comunicazione. Spesso chi vive in questo modo è troppo legato al passato o al futuro.

TG: Cosa bisogna fare per ritrovare il proprio equilibrio psichico?

AFG: Il trucco è quello di fermarsi e ragionare sul momento presente, concentrandosi sul qui e ora. Facciamo un esempio: se avessimo partecipato ad un corso di degustazione del vino sapremmo assaporare pienamente le sue qualità, dal colore al profumo, al retrogusto. Allo stesso modo dobbiamo essere capaci di assaporare la nostra esistenza. Esporrò un altro esempio che può farci capire come la nostra attenzione debba essere sempre migliorata ed educata per vivere in maniera più consapevole ogni istante della nostra giornata. Per i giapponesi, la cerimonia del tè non serve a prendersi una pausa, ma ad affinare i 5 sensi e la coscienza di sé. Quando si versa il tè si può sentire il profumo di questa bevanda che cade gorgogliando nella tazza; quando si appoggia la tazza alla bocca si sente al tatto la finezza della porcellana e la temperatura del contenitore e poi si valuta il colore del tè, oltre che il gusto. Bisogna avere una percezione completa di quello che si sta facendo. Usare i 5 sensi ci aiuta a meditare. I 5 sensi ci servono in ogni attività che pratichiamo, anche in quelle in cui pensiamo sia solo coinvolta la vista e l'udito, come accade nel prodotto cine-televisivo e nella timeline del software di montaggio video, ad esempio. Quando riusciamo a farci coinvolgere totalmente da quello che viviamo, allora sì che potremo dire di avere avuto il giusto impatto nella realtà e potremo dire d'essere stati effettivamente lì nel qui e ora perché di quello si tratta. Memorizzare il momento presente. 
Come diceva Leonardo da Vinci, il tempo non esiste: "L'acqua che tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.". 
Se noi non riusciamo a vivere il tempo presente non siamo mai esistiti perché non possiamo avere memoria di quello che abbiamo vissuto.

TG: Giusto. Credi che in futuro tutto verrà filtrato dalle macchine o potremo ancora provare sulla nostra pelle certe esperienze?

AFG: Un giorno, probabilmente, ci saranno delle macchine con algoritmi capaci di riconoscere il rumore del vento e magari saranno sensibili anche al tatto e al gusto, oltre che alla vista e all'udito. Le telecamere diventeranno intelligenti e saranno in grado di predire le nostre indicazioni, ne ha parlato anche un film del 2013 come "Her", dove si vede il protagonista muoversi con un auricolare nell'orecchio per stare sempre in contatto con un computer col quale interagisce in tutto e per tutto. Altro non è che Google con il suo sistema predittivo. Ormai, tutti i comandi viaggiano via audio per esprimere ciò che vogliamo. Ma torniamo al qui e ora e ricordiamoci che l'ascolto è la cosa più importante: poche persone ci ascoltano davvero. Nel dialogo c'è sempre un io e un Super-io che prevalgono su ogni discorso, cosa che ci rende impossibile una conversazione bilaterale col nostro interlocutore. Bisogna sempre trovare la connessione giusta per comunicare efficacemente. Se vogliamo parlare d'arte dobbiamo essere in presenza di qualcuno che si interessa d'arte, ma se ci troviamo di fronte qualcuno che si interessa di cinema o di calcio non si effettuerà questa connessione.

TG: Apparentemente, tutti sembrerebbe che si interessino sempre più al cinema, alla fotografia, alla musica e all'espressione artistica. Sembra che tutti leggano meno, eppure si presenta prepotentemente ad ognuno l'esigenza di essere competenti, anche se più superficialmente, in varie materie. Perché? Abbiamo più tempo libero o siamo più coscienti che dobbiamo prestare più attenzione verso le cose belle e quello che ci fa stare bene?

AFG: Il problema sta nel linguaggio ed il linguaggio dipende dalla nostra cultura e la cultura ce l'hai se hai letto almeno 10'000 libri. Se invece non hai cultura vale la regola del geroglifico. Ecco perché funzionano bene i video. Ormai anche se compri una lavatrice non leggi le istruzioni su un libretto, ma guardi il tutorial su youtube. Il futuro di adesso è nel telefonino e nei suoi contenuti. È più semplice e più diretto trarre da lì le informazioni che ci servono, anche perché si attivano quei famosi neuroni specchio che sono poi quelli che ti permettono di immedesimarti in qualcun altro. Quando vai allo stadio e vedi il giocatore che sta per tirare il pallone in porta, tu sei il giocatore grazie al neurone-specchio. Già un bambino appena nato ha il neurone-specchio, cosa che puoi facilmente verificare quando apri e chiudi la mano mostrandogliela e ti accorgi che anche lui fa la stessa cosa. Se gli parlassi non ti capirebbe perché non ha ancora un linguaggio ma grazie al "neurone" che trasmette il segnale da visivo a meccanico la comunicazione diventa possibile. Stessa cosa quando lo spettatore allo stadio muove le gambe come se corresse in campo. La gente va allo stadio per questo: per vivere l'emozione del giocatore che è in campo.

TG: Anche a teatro si verifica questo transfer tra il pubblico e l'attore?

AFG: Certo, anche a teatro e al cinema. Anzi, in questi ambienti immersi nel buio è ancora più semplice vivere un'esperienza coinvolgente. È questo che vogliamo vivere: un'esperienza al di fuori della nostra vita.

TG: Certo, perché in una vita sola è impossibile vivere tutti i tipi d'esperienze.

AFG: Il cinema, se il film è fatto bene, riesce a darti un'emozione vera e ti trascina dentro la storia. Io a volte mi giro per guardare la gente intorno a me e vedo nei loro volti lo stupore, l'ambizione, l'allegria, la tristezza ed anche a me in certi casi viene da piangere o da ridere perché il film in quell'ora e mezza mi trasmette molte emozioni.

TG: Alex, ma tu come hai scoperto tutte queste cose sui neuroni e su come funziona il cervello umano? Hai fatto degli studi specifici o dipende da un tuo particolare interesse sul linguaggio?

AFG: Semplice: basta andare su youtube e visitare il canale degli scienziati che si chiama TEDx, scegli argomenti di neuroscienze e ti parleranno degli scienziati in lingua inglese, ma avrai dei sottotitoli che ti spiegheranno tutto. Questa mattina ho ascoltato un video che raccontava che il futuro non sarà degli algoritmi perché un algoritmo non può avere un'idea, ma può darti solo delle risposte. L'algoritmo non è creativo perché ha una sua logica scritta. L'algoritmo non è in grado di distinguere una faccia. Se fai una faccia composta da pomodori e zucchine l'algoritmo non sa se quella è una vera faccia oppure no, mentre noi sappiamo che quella è una composizione che sembra una faccia.
Le idee scaturiscono dall'irrazionalità, la mente umana è irrazionale e per questo è capace di produrre arte.

TG: Puoi consigliarci qualche altra tecnica per combattere la depressione e aumentare la consapevolezza del sé?

AFG: Basta respirare. Hai presente quando uno va in apnea che cosa succede? Fa iperventilazione e in quel momento si concentra sul respiro. Con 3 o 4 minuti di iperventilazione la mente si scarica. Hai presente Venezia con la neve?

TG: Sì.

AFG: Bene, adesso ribalta la palla e rigirala, tutta la neve fluttuerà nel vetro per ricadere in mare. Il nostro cervello funziona allo stesso modo, è bombardato da pensieri, ma poiché il multitasking per noi non funziona dovremmo essere come una torcia che illumina la notte. Respirando profondamente la mente si libera dei pensieri in più e va in uno stato di rilassamento e finalmente sì, potrai combattere 100 nemici in un giorno, ma sempre uno alla volta... Bisogna concentrarsi su un solo problema, lo si distrugge e poi se ne affronta un altro e via di seguito. Non si possono combattere 100 avversari alla volta; neanche un campione di Kung fu può fare una cosa del genere. Se hai troppi nemici, quelli non muoiono e combattono sempre contro di te, la soluzione è di combattere i problemi prendendoli singolarmente. Non bisogna mai perdere il punto della situazione, mai farsi distrarre da altri fattori.
Nelle arti orientali il punto è quella zona sotto l'ombelico di 4 centimetri dove concentrare la mente e di quello si tratta. La soluzione è fare una cosa alla volta ma fatta bene.

TG: Sei un cineoperatore con l'hobby della psicoanalisi?

AFG: Sì.

TG: La gente lo sa?

AFG: No. Perché tengo un profilo basso.

TG: Ho capito. Volevo chiederti un'ultima cosa. L'arte nasce dalla sofferenza?

AFG: Assolutamente sì. Posso citare un mio caso personale: ho subito un abbandono e così mi sono messo a dipingere tutta la casa. Ho usato il compressore ed ho dipinto tutte le pareti creando un panorama tridimensionale che partiva dal blu di un'alba e arrivava all'arancione del tramonto. All'interno di questo panorama ho anche inserito delle luci al neon verdi, gialle e blu. Una mia vicina, in via Candiani, mi ha perfino chiesto se avevo parcheggiato in casa un UFO... Allora l'ho invitata da me a vedere la situazione. Quando ho aperto la porta le ho acceso il neon verde, lei ha tirato un gran sospiro per l'emozione. In effetti, la casa era molto particolare, era davvero diventata una scenografia. Fare una cosa del genere per me è stato un atto liberatorio. Da lì ho iniziato a dipingere anche le moto e le macchine. Poi, non mi sono più fermato perché fare qualcosa di creativo mi piace, mi fa sentire bene e va a compensare quel neurone dell'appagamento che vuole gratificazione.

TG: Molta gente pensa d'essere creativa e fa cose banali, però...

AFG: Non importa, la liberazione viene comunque da dentro. Prendiamo Pollock; non sarà mica un pittore? Però si vede che era un uomo con delle energie da scaricare. Pensiamo a quello che diceva Picasso: "A 12 anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per dipingere come un bambino". Perché il bambino è creatività allo stato puro. 
Il mio guru, Gennaro Romagnoli, dice una cosa molto interessante a proposito dell'arte: noi siamo Top-down. Molte volte noi non vediamo quello che non siamo programmati a vedere, ma un bambino che ha un'attenzione sensoriale invece è Botton-up, questo vuol dire che lui è in grado di stupirsi di fronte ad un tramonto con i corvi che volano nel cielo. Tutto lo affascina perché il bambino non è programmato come noi umani che abbiamo le nostre cose da fare nel corso della giornata, lui è libero.

TG: Eh sì, oltre che manipolati siamo programmati, vero: ma non tutti. Avrei anch'io delle esperienze al riguardo da raccontare. Forse, un giorno le pubblicherò... Il bambino in qualche modo è avvantaggiato perché non ha nemmeno costrizioni culturali.

AFG: Andy Warhol diceva che siamo polarizzati. Dobbiamo stare attenti anche al meccanismo dell'auto-programmazione per il quale da soli stabiliamo ciò che dobbiamo fare ogni giorno e vediamo così solo quelle priorità, senza far caso alla natura e a tutto quello che ci circonda, ma esula dai nostri interessi auto-indotti.

TG: Vuoi dirmi qualcos'altro? Magari riferito alla tua arte?

AFG: L'altro giorno ho comprato una gamba nuova, l'ho montata sulla moto, poi sono andato al cinema, ma quando sono uscito ho scoperto che me l'avevano rubata... Ma ci sta, va bene anche questo, fa parte del gioco.

TG: Era quella trasparente con dentro i led?

AFG: No era un bella gamba, antica, aveva almeno 30 anni, molto stilosa. Le avevo messo un calzino corto a rete, era diventata molto sexy.

TG: Te l'hanno rubata perché arrapava troppo?

AFG: Eh, sì era fatta di una bella plastica, me l'aveva venduta il mio fornitore abituale di gambe che vende calze da più di 50 anni. Pensa che una volta le grandi agenzie preparavano delle campagne pubblicitarie bellissime per i maggiori produttori di calze, c'era Sissy, Golden Lady, Omsa...

TG: Andremo a intervistare anche chi ti fornisce tutte queste bellissime gambe allora. Sei d'accordo?

AFG: Certo, sai che belle cose che ci sono ancora in quel posto? Sembra una Piccola Bottega degli Orrori. È un negozietto in una zona che conosci bene, di fianco ad una pasticceria siciliana, è così antico che bisognerebbe girare un film anche sul proprietario... una persona molto colta e intelligente; pensa che ha ancora tutti i cartelli pubblicitari di tutte le campagne di più di 30 anni fa.

TG: Le gambe sono bellissime!

AFG: Piacciono a tutti: le gambe sono i piedistalli delle donne.

Alex Flash Gordon e la gamba che gli è stata rubata.
Alex Flash Gordon e la gamba che gli è stata rubata.


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