venerdì 1 maggio 2015

Lucerne e lampade dalla collezione di Luciano Bianchi. In esposizione al Castello di Belgioioso

In concomitanza col periodo di apertura di Expo 2015 (1 maggio - 31 ottobre), il Castello di Belgioioso, acquisito in parte, dal Comune di Belgioioso (PV) dagli eredi dei Conti di Barbiano soltanto nel 2007, presenta alcune mostre interessanti che fanno parte degli eventi collegati ad Expo 2015, al di fuori di Milano.
Mi sono soffermato sulla mostra riguardante 107 pezzi in perfetto stato di conservazione che narrano la storia dell'illuminazione dall'uso delle lucerne ad olio d'oliva o di balena, alle candele, alle lampade a carburo, a petrolio, o cherosene, per concludersi con l'esposizione di alcune lampade a gas e di un paio di modelli di lampade ad energia elettrica.

 Una delle lampade di porcellana più importanti della mostra, di fattura giapponese

Dettaglio della decorazione a fiori di loto di lampada a petrolio giapponese che ha la possibilità d'essere parzialmente trasportata separandola dal vaso d'appoggio

Illuminazione ad olio
La lucerna era una tipologia di lampada che consisteva in un contenitore dell'olio e in uno o più beccucci.
Le lucerne furono i mezzi d'illuminazione più utilizzati nell'antichità e furono menzionati nell'Odissea di Omero e adoperate dalla civiltà micenea, dai fenici, antichi greci e antichi romani.
Nel Medioevo furono utilizzate nei luoghi religiosi e di culto. Dopo un periodo di disuso, a causa del fumo prodotto dalla combustione (si utilizzarono maggiormente le candele e le torce), tornarono in auge nella metà del XVI secolo quando il pavese Girolamo Cardano inventò un serbatoio che regolava dell'olio allo stoppino.
Nella metà del XVIII secolo, in Italia vennero prodotte lampade d'argento utilizzando un serbatoio applicato su uno stelo sostenuto da una lunga base.
Verso la fine del 1800, la produzione di lampade ad olio decadde per lo sviluppo di altri sistemi d'illuminazione.
Una limitata produzione è sopravvissuta anche nel XX secolo per scopi decorativi.

Una lucerna ad olio/orologio di più di 150 anni fa

Pezzo molto raro e interessante, anche per la comparsa della parte di vetro a forma di lampadina

Lampade ad acetilene
Agli inizi del 1900 si iniziò ad utilizzare un gas ricavato da una reazione chimica di un tipo di carbone con l'acqua.
Si trattava di lampade a carburo di calcio o ad acetilene, sistema che venne spesso utilizzato anche dai minatori. La regolazione dell'acqua da far affluire sul carburo poteva dare effetti esplosivi alla reazione chimica, se l'acqua veniva dosata in quantità eccessiva. 
Si trattava d'un procedimento d'illuminazione piuttosto pericoloso.

Una vista d'insieme di lucerne, candele e lampade di vario tipo.
Molte sono di fattura inglese e francese, ma sono presenti anche diversi modelli di lampade italiane del ventennio fascista dalla caratteristica base a forma di fascio littorio.
In molte case e cascine di campagna le lampade a petrolio sono state in uso per buona parte degli anni 1950.

Lampada francese ad olio utilizzabile anche come lampada portatile

Un'altra lampada d'origine francese chiamata Bistrot.
Questa rara lampada a petrolio di grandi dimensioni era utilizzata per l'illuminazione di bistrot e ristoranti.
Sulla destra lampade a petrolio di tipo più comune.

Illuminazione a petrolio o cherosene
La lampada a petrolio o cherosene  è un sistema d'illuminazione che sfrutta come fonte d'energia la combustione del cherosene.
La lampada è composta da un bulbo contenente il combustibile , uno stoppino che va dal bulbo all'esterno e un "coprilampada" aperto di vetro che permette il passaggio d'ossigeno.
Durante la combustione il cherosene risale lungo le fibre dello stoppino per capillarità garantendo un rifornimento costante di combustibile alla fiamma.
In passato, prima della scoperta della raffinazione del petrolio , si usavano oli vegetali, o di balena che producevano molto fumo e poca luce.
La produzione di lampade a petrolio fu attiva dal 1859 agli inizi degli anni 1950, dopo di che si diffuse ovunque l'illuminazione elettrica.
Ai nostri giorni, per alimentare questo tipo di lampade non viene più utilizzato il petrolio (nocivo e pericoloso), ma degli oli di paraffina profumati.

Rarissima lampada a gas d'inizio 1900

Illuminazione a gas
L'illuminazione a gas venne utilizzata soprattutto grazie alla sua economicità nei confronti degli oli combustibili: si bruciavano vari tipi di combustibile gassoso che andavano dal propano, al metano, al butano, all'idrogeno.
Prima dell'avvento dell'energia elettrica, l'illuminazione a gas era la tecnica più diffusa con la quale illuminare le strade delle città e superfici coperte abbastanza estese.
L'introduzione del gas per l'ottenimento della luce ebbe come conseguenza la possibilità d'aumentare le ore lavorative nelle fabbriche inglesi e introdurre turni di lavoro di 24 ore su 24. Siamo agli inizi del XIX secolo.
Già nel 1826 tutte le città inglesi e le maggiori cittadine disponevano di un impianto a gas per l'illuminazione stradale, i lampioni venivano accesi manualmente; in seguito venne studiato un sistema automatico per l'accensione.
A Milano, nell'ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, un bellissimo carrellino meccanico su binari, dotato anche di freni, dal 1867 al 1885, veniva utilizzato per accendere le 600 lampade a gas che illuminavano il "salotto dei milanesi". Molti cittadini, verso sera, si recavano appositamente in Galleria per assistere allo spettacolo del "rattin". Molti nonni e bisnonni ne hanno parlato ai loro nipoti con entusiasmo ed ancora oggi si tramanda la memoria di un avvenimento molto particolare.
Fino ad un anno fa esisteva anche il progetto di ripristinare un marchingegno a copia del topino, la cui coda fiammeggiante potesse nuovamente accendere lampade a gas, da reinstallare nel cuore di Milano, ma come per molti altri ambiziosi propositi legati ad Expo 2015, poi non se n'è fatto più niente per le difficoltà nel reperimento dei fondi economici necessari alla realizzazione dei lavori, anche se in realtà, la spesa non sarebbe stata proibitiva.
A Milano, l'illuminazione elettrica venne introdotta molto presto, già nel 1884 (come a Torino), in piazza della Scala ed in piazza Duomo, ma normalmente, l'illuminazione stradale a gas venne sostituita dall'energia elettrica nella prima metà del XX secolo.
In molte città, nelle zone storiche, sono state conservate delle aree illuminate a gas per motivi legati ad affezione e per dare a luoghi caratteristici un'atmosfera particolare.
Questo accade in Europa a Berlino, dove sono ancora presenti 44000 lampade a gas, a Londra, a Nottingham, a Praga, a Zagabria e in alcune zone dell'Olanda.
In America, parte del French Quarter di New Orleans è ancora illuminata a gas.

Dettaglio di un rubinetto per dosare il passaggio del gas

Lampada a petrolio a saliscendi, era un oggetto visibile solo nelle case dei più ricchi

Luciano Bianchi, collezionista, ex-idraulico,  73 anni

Come spesso capita, è grazie all'iniziativa dei privati che si riescono a salvaguardare beni artistici e culturali che altrimenti andrebbero persi.
Luciano Bianchi ha iniziato a collezionare lampade 20 anni fa, essendogliene capitate una trentina tutte in un colpo. Ha poi continuato a raccogliere questi rari pezzi in mercatini di Lombardia e Piemonte fino a possederne un cospicuo numero che conferisce alla sua raccolta un'importanza notevole.
La collezione di Luciano Bianchi comprende altri 80 pezzi non esposti. Tony Graffio

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