lunedì 23 marzo 2015

Yulia Knish, vincitrice del Warsteiner AAF Prix

Warsteiner AAF Prix, chi era in giuria e chi è stato segnalato

Quest’anno la giuria del concorso AAF Cerca Young Talents supported by Warsteiner era composta da questi nomi di rilievo nel mercato dell’arte: Simone Frangi (Curatore e art writer, Direttore Artistico Viafarini DOCVA - Milano, Professore di Teoria dell'Arte Contemporanea presso Ecole Supérieure d'Art et de Design di Grenoble-Valence), Ilaria Gianni (Curatrice e co-direttrice artistica Nomas Foundation - Roma), Denis Curti (Curatore e giornalista, direttore artistico Civita Tre Venezie e Casa dei TRE OCI - Venezia), Steven Music (Fondatore Celeste Network) , Igor Efrem Zanti (Curatore e critico d’arte, direttore IED Istituto Europeo di Design - Venezia, co-fondatore e direttore artistico Premio Arte Laguna – Venezia), Massimiliano Tonelli (Direttore Artribune), Dino Vannini (Sky Arte) e Erminia Di Biase (collezionista).
Ecco in ordine di punteggio i vincitori dell’edizione 2015 che esporranno nella mostra collettiva della sezione YOUNG: Yulia Knish, Raffaele Montepaone, Antonella Zito, Giulia Ronchetti ed, ex equo, Franz Murtas e Marco Marassi. A rappresentare il linguaggio della street art, fortemente voluto dal partner Warsteiner, sarà Carlos Atoche.


Tony Graffio intervista Yulia Knish


TG - Ciao Yulia, raccontami chi sei.

Yulia Knish - Ciao Tony, mi chiamo Yulia Knish e sono nata nel 1979 a Biškek la capitale del Kirghizistan che un tempo si chiamava Frunze.

TG - In cosa consiste questo premio che hai appena vinto?

Yulia Knish - I giovani artisti che non lavorano con le gallerie, grazie a questo premio possono esporre in questa fiera e fare un passo verso il mercato dell'arte.
La partecipazione era gratuita, noi dovevamo mandare all'organizzazione 3 nostri lavori via email, includendo un curriculum.

TG - Tu come ti definiresti? Fotografa o artista?

Yulia Knish - Io sono un'artista, vengo dalla pittura, ma ho fatto diverse cose, sculture, performance, mentre per questo lavoro ho scelto la fotografia perché l'ho ritenuto il mezzo più adatto. Era un lavoro a cui stavo pensando da molto tempo e nella sua realizzazione ho capito che dovevo esprimermi per mezzo della fotografia.
Ogni scatto è studiato in ogni minimo dettagli, la posizione e tutto il resto, c'è una preparazione di mesi prima di aver effettuato una sessione di ripresa. Ho fatto 2 sessioni di shooting, una nel 2012 e una nel 2014, praticamente questi due anni intercorsi tra una sessione e l'altra li ho impiegati per preparare le nuove riprese.

TG - Quindi questo non è un progetto appositamente pensato per il concorso, ma un'idea che avevi già in mente da tempo?

Yulia Knish - Si tratta di un progetto che avevo in mente da anni e che dovevo capire come strutturare, come doveva essere, c'è stata anche una ricerca dei materiali, dei costumi,  ed uno studio molto preciso per ogni cosa.

TG - Tecnicamente cosa hai fatto per ottenere queste immagini, hai utilizzato una fotocamera digitale?

Yulia Knish - Sì, ho utilizzato una Canon 5D ed in post produzione ho fatto pochissimo perché avevo in mente molto precisamente come doveva essere lo scatto, ho utilizzato le luci di uno studio fotografico, luce diffusa e luce diretta, dipendeva dallo scatto, anche i fondi utilizzati sono diversi.















TG - L'immagine in cui si vede la falce sul tuo volto sembra quasi che quell'attrezzo sia incastrato dentro la testa...

Yulia Knish - Infatti era incastrata, non ho usato nessun artificio per reggere la falce da dietro perché il messaggio riguarda proprio l'attenzione, l'attenzione e la pericolosità, gli attrezzi erano stati utilizzati fino a poco tempo prima, la falce era molto affilata, se spostavo un po' la testa avrei rischiato di far scivolare la falce e di tagliarmi ed infatti essendo pesante, stando sul fazzoletto me l'ha tagliato. In questo modo quell'attenzione che volevo esprimere la dovevo vivere realmente anche durante lo scatto.
Per quello ci sono voluti mesi di studio su come fare una cosa e come posizionare il soggetto, anche per la scelta del tre quarti e tutto il resto.

TG - Cos'altro ti proponevi di comunicare con quelle immagini?

Yulia Knish - E' un lavoro sulla memoria,sull'identità, su vari spostamenti che ho fatto nella mia vita: dal Kirghizistan, poi l'Israele, poi l'Italia, in realtà sono fatta di 3 identità diverse. Sono un po' una nomade.

TG - E' per questo che hai esposto degli autoritratti?

Yulia Knish - Sì perché comunque si tratta di un'esperienza personale, anche se il messaggio non dev'essere: è la Yulia... E' lei! Non è soltanto una mia esperienza...
Voglio comunicare un vissuto, attraverso il mio vissuto e racconto la mia esperienza e quello che essendo stata bambina, quando sono andata via da casa mia nel 1990 avevo 11 anni, avevo comunque assorbito e sentito. 
Anche una bambina è in grado di capire molte cose.
Il sistema che era in vigore in Unione Sovietica faceva sì che si doveva essere tutti uguali ed il controllo esercitato sulle persone portava a pensare tutti nello stesso modo.
Non dovevi esprimerti diversamente o contro qualcosa. Alla fine era come camminare sempre su una lama tagliente.

TG - Mi stai dicendo che il crollo del muro di Berlino ha modificato la tua personalità?

Yulia Knish - Sì, sì, questo evento mi ha segnato nel senso che ho capito come non voglio vivere. Adesso posso apprezzare altre cose nella vita, comunque sono anche contenta d'aver vissuto il comunismo perché mi sento una persona arricchita da tutte queste esperienze. Non ripiango niente.
Sai, poi da piccola avevo questo forte rapporto con la terra, questa cosa era sempre presente. Da lì nasce anche questo confronto tra la banana e la rapa perché la rapa rappresenta un frutto della terra ed è molto presente anche nella cucina russa e per me la rapa rappresenta la Russia. Invece la banana rappresenta l'Occidente.

TG - Hai avuto esperienze con la fotografia tradizionale? Che differenze puoi indicare con la fotografia digitale?

Yulia Knish - Anni fa quando lavoravo con la fotografia analogica ho avuto esperienze in camera oscura per delle sperimentazioni ed intervenivo lì per lì con tempi d'esposizione anche di 2 minuti, mettendo dei filtri, era divertente e facevo dei pezzi unici.
Con il digitale invece tutto è molto, molto più facile perché vedi il risultato subito, ti rimangono tutte le informazioni riguardanti il tempo d'esposizione, il diaframma, l'ottica e così via, mentre prima ti dovevi scrivere tutto per ricordarti i dati relativi allo scatto.
Poi anche la qualità è diversa, ingrandendo molto un negativo, si otteneva una stampa sgranata, se non vuoi quell'effetto te lo devi tenere lo stesso, mentre con la ripresa e la stampa digitale c'è la possibilità d'intervenire con delle correzioni.

TG - In che tiratura proponi i tuoi lavori fotografici? E in che modo pensi di muoverti per pubblicare le tue fotografie?

Yulia Knish - Io sono un'artista più che una fotografa e questo è un problema che non ho ancora affrontato in maniera definitiva, però mi sono informata, c'è chi mi ha detto 13 copie vanno benissimo, qualcun'altro mi ha detto 13 sono tantissime...
Anche questo è stato un confronto con persone appartenenti a questo ambiente che mi hanno saputo consigliare, ma fino ad un certo punto...
Per me le opere d'arte non devono essere obbligatoriamente pubblicate sulle riviste, io considero le fotografie allo stesso modo di un quadro.

TG - Come ultima cosa vorrei sapere se ti aspettavi di vincere il Premio Warsteiner?

Yulia Knish - No, non me lo aspettavo, forse perché nella vita mi hanno chiuso in faccia tantissime porte. Nonostante questo non mi arrendo mai e provo sempre nuove strade, questo perché credo veramente nel mio lavoro e voglio condividerlo con gli altri.
Sono molto contenta d'aver vinto ed è stata una sorpresa pazzesca, non ci potevo credere, tanto che quando siamo stati selezionati, nel sito c'era scritto che eravamo stati selezionati secondo il punteggio acquisito dalla giuria. Io proprio non avevo letto quella frase, è stato un mio amico a dirmi: ma guarda, sei la prima!
Avere dei riconoscimenti è una cosa che ti fa piacere perché capisci che sei riuscita ad arrivare dove volevi, grazie al lavoro che hai fatto onestamente.
Questo riconoscimento è arrivato nel momento giusto.

TG - A quanto vendi le tue opere?

Yulia Knish - 750 euro, per ora (ride).

TG - In che tiratura sono state stampate?

Yulia Knish - 7 esemplari. 
Io non ero mai entrata in questo ambiente; io lavoro, produco, ma non avevo ancora pensato a quante copie tirare, perché per me puoi fare anche 30 copie che le opere non perdono valore, anche se capisco che possono perdere valore a livello commerciale per chi compra.
In questo caso ho dovuto affrontare il valore commerciale dell'opera e nella tiratura ho specificato delle 7 quante ed in quale formato sono stampate. 
Quando poi stamperò le altre, deciderò se saranno più grandi o più piccole.

TG - Fin'ora quante ne hai stampate?

Yulia Knish - 2 per ogni fotografia, quindi soltanto 8 in totale.

Yulia Knish, 35 anni, artista

Nessun commento:

Posta un commento