Sono una persona un po' disordinata, non sopporto le autorità costituite, gli obblighi e i divieti e talvolta arrivo a ribellarmi perfino contro me stesso. In quei casi perdo le mie cose e non mi curo molto di quello che faccio. Come conseguenza di tutto ciò, mi capita di tralasciare gli aggiornamenti delle mie riflessioni su quel diario pubblico che è il blog: "Frammenti di Cultura".
Aspettavo un'occasione migliore per parlarvi di Carline, una bellissima ragazza che ho conosciuto un paio di anni fa; ma prima di perdere gli scatti, dimenticare le memorie in un cassetto o combinare altri pasticci, approfitto della pausa generale del periodo di Ferragosto, e dell'assenza della gran parte dei lettori, per riferirvi sottovoce delle emozioni che uno dei miei luoghi preferiti ha suscitato in una persona che nemmeno si immaginava che a Milano potesse esistere un'area così grande e selvaggia abbandonata a se stessa.
Non do troppa enfasi a queste parole perché, come già capitato in un altro post recente, anche qui accenniamo a fatti occulti e presenze misteriose che potrebbero suscitare disagio in chi è profondamente razionale e definitivamente materialista, ma chi invece conosce il mio stile e mi segue più regolarmente spero che potrà apprezzare il desiderio di trattare anche argomenti esoterici.
Non do troppa enfasi a queste parole perché, come già capitato in un altro post recente, anche qui accenniamo a fatti occulti e presenze misteriose che potrebbero suscitare disagio in chi è profondamente razionale e definitivamente materialista, ma chi invece conosce il mio stile e mi segue più regolarmente spero che potrà apprezzare il desiderio di trattare anche argomenti esoterici.
Periodicamente, perlustro gli spazi intorno ai vecchi gasometri della Bovisa e penso che prima o poi cercherò di mostrare, a chi è interessato, gli scatti che ho effettuato in questo luogo, ma per ora sentiamo cosa ne pensa Carline.
Se poi qualcuno mi vorrà accompagnare in una prossima esplorazione, si faccia avanti. TG
Carline H.
Tony Graffio: Ciao Carline, chi sei e cosa fai?
Carline H: Ciao Tony, sono Carline H., faccio la modella, sono brasiliana e vivo a Milano.
TG: Come hai conosciuto TG?
CH: Ci siamo conosciuti in modo casuale, mentre stava facendo una fotografia ad un'amica che si chiama Pupazza. Dopo di che siamo rimasti in contatto e ci siamo messi d'accordo per fare qualche foto insieme.
TG: Nonostante Tony Graffio ti abbia detto dove saremmo andati a fare lo shooting, tu hai accettato ugualmente?
CH: Sì, Tony Graffio mi ha spiegato che saremmo andati in un posto un pochino strano; non avevo ben capito dove, però ho accettato ugualmente di provare questa esperienza e ci è andata bene...
TG: Per una modella è insolito entrare in luoghi proibiti, in cui è vietato l'accesso, dove c'è pericolo di crolli, non c'è anima viva e per di più con un uomo semi-sconosciuto?
CH: Sì, è strano. Esattamente, è proprio insolito.
TG: Perché hai accettato?
CH: Ho avuto fiducia in Tony Graffio che mi è sembrata una persona buona. Io credo che nella nostra vita esistano gli angeli e che quando loro ci accompagnano non ci può succedere niente di male.
TG: Con questo vuoi dire che ci sono degli angeli che ci proteggono o che Tony Graffio è un angelo?
CH: (Ride) Non so se TG sia un angelo, ma sicuramente ci sono degli angeli che ci proteggono. Noi siamo persone illuminate, ma tutti siamo uguali, indipendentemente dalle migliaia di vite che abbiamo già vissuto.
TG: Sì, anch'io la penso come te. Carline, solitamente come si svolge il tuo lavoro di modella? Come trascorri una tua giornata "normale"?
CH: Solitamente, faccio molti casting, per lavori fotografici, video, riviste, eccetera. Mi contattano le agenzie e mi propongono sfilate di moda, showroom, campagne pubblicitarie, spot commerciali e vari lavori.
TG: Prima di arrivare qua a Milano, dove hai lavorato?
CH: Ho lavorato in Brasile, in Giappone, in Cile, Messico, Turchia, Repubblica Domenicana e adesso qui a Milano.
TG: Qual'è stato il lavoro più bello che hai fatto?
CH: Uno spot commerciale in Cile; è stato bello perché eravamo in montagna e c'era la neve. È stato davvero molto bello stare a contatto con la natura.
TG: Che cosa vorresti fare quando non lavorerai più come fotomodella?
CH: La fotografa.
TG: Che effetto ti ha fatto entrare qui alla Goccia?
CH: Al primo impatto, mi è sembrato interessante conoscere un posto diverso dal solito; ero abbastanza curiosa di vedere i gasometri che mi avevi descritto, ma poi ho avuto un po' paura perché non sapevo dov'ero e dove stavo andando.
TG: Hai sentito se c'erano presenze strane? Mi riferisco anche ad esseri ultra-dimensionali...
CH: No, non ho percepito nulla di strano.
TG: Hai visto animali selvatici?
CH: No, niente. Quello che mi ha fatto paura era di non sapere se avremmo incontrato altre persone e in quel caso mi chiedevo se noi avremmo potuto controllarle. Non ho paura degli spiriti, ma degli umani.
TG: Che sensazioni ti hanno dato questi spazi?
CH: Sentivo che in passato c'era molta gente che lavorava qui, mentre adesso è la natura che comanda. Adesso per noi è difficile riprenderci questo spazio, perché la natura ha vinto ed è dappertutto. La vegetazione in assenza dell'uomo ha inglobato ogni cosa.
TG: Ti aspettavi di trovare un territorio così selvaggio all'interno di Milano?
CH: No, non l'avrei mai detto. Non me l'aspettavo, ma adesso so che tutto è possibile.
TG: Pensi che ti piacerebbe ritornare qui?
CH: Non so... ma penso di no perché già abbiamo scattato delle belle foto e sicuramente da queste uscirà un bel lavoro.
TG: Grazie.
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