domenica 20 marzo 2016

Breve riflessione su ciò che è arte e su ciò che non lo è

Copertina e disco Rock Bird di Debbie Harry incorniciato e proposto come opera d'arte all'AAF 2016

Normalmente, su queste pagine cerco di non addentrarmi in questioni critiche perché ritengo che sia più interessante conoscere gli artisti, la loro visione creativa ed informare il pubblico sulle opere, le tendenze, le tecniche, il mercato. Tutti questi argomenti possono interessare lo studioso, lo studente, il collezionista, l'artista, l'appassionato, o il semplice curioso. Raramente scelgo di esprimere opinioni per indirizzare gli acquisti su un tipo di prodotto o su un altro, oppure per gratificare un artista o per stroncarne un altro; sia perché non ritengo questo tipo di operazioni eticamente corrette, sia perché questa società è diventata il parco giochi dell'opinionismo dove tutti si sentono di pontificare su tutto, magari mettendo prima le mani avanti con la classica frase che inizia con: “Non sono un critico, ma...”
Ognuno dovrebbe avere il proprio senso estetico ed il proprio gusto, cosa che recentemente sta perdendo sempre più valore, a discapito della mercificazione del prodotto artistico e del suo sruttamento commerciale, ma anche qui si potrebbe aprire una grossa polemica che non mi sembra il caso di affrontare adesso.
Inevitabilmente, essendo umano, anch'io ho i miei gusti, le mie preferenze e le mie idee e con tutta la stima che posso avere per Debbie Harry come cantante autrice, attrice e donna che ha fatto la storia del rock, trovo che l'opera esposta da un gallerista ad Affordable Art Fair 2016 sia un po' pretenziosa e strizzi più l'occhio all'avvenenza della bionda americana e ad un'operazione nostalgia che ad un vero e proprio contenuto artistico.
E' giusto fare entrare certe opere ad una fiera senza sottoporle ad una preventiva selezione? Ho posto questa domanda ad alcuni amici che mi hanno detto che non facendo in questo modo il rischio è quello di far scadere troppo il livello di una mostra e di lasciare tutto al caso. O al pagamento dello spazio affittato in fiera...
Essendomi trovato una sera all'AAF 2016 in compagnia dell'artista Paride Ranieri vi espongo alcuni pensieri che sono scaturiti da un nostro dialogo.
Ripeto, nulla da eccepire sull'affascinante Debbie che sicuramente poteva trovare un contesto negli anni della sua giovinezza e della sua maggior esposizione mediatica, potremmo prendere ad esempio altre cosiddette opere d'arte che abbiamo visto all'AAF di questi giorni e che potrebbero essere ancor più imbarazzanti mentre, tutto sommato, riconosciamo per lo meno un valore estetico alla copertina di Rock Bird del 1986.
E' sufficiente proporre una copertina di un LP ed un disco di tre decenni fa dentro una cornice per fare arte? Secondo noi, la cosa non ha molto senso e finisce per svilire anche il lavoro di chi ha studiato il progetto grafico del prodotto discografico. Va bene che per il grande Lucio Fontana ciò che contava era solo l'idea (anche se qui si potrebbe discutere sul modo in cui poi quest'idea viene realizzata...), però ovviamente è assurdo credere che nessuno abbia pensato di fare questa cosa prima, quando si sa che al momento di conferire i premi agli artisti della musica che vendono più dischi, una delle pratiche utilizzate è proprio quella d'incorniciare un disco prezioso.

Peggy Guggenheim sosteneva che cose di questo tipo non dovrebbero entrare in nessun museo. Noi aggiungiamo che forse non dovrebbero entrare nemmeno in una fiera d'arte. Replicare pseudo-fotocopie non è altro che un falso democratico che con l'intenzione di produrre un'arte popolare non fa altro che proporci un sottoprodotto culturale. Sicuramente, un disco che è stato suonato nelle hit-parade di mezzo mondo può essere considerato popolare, ma difficilmente può essere un'opera d'arte visiva originale. Tornando a Peggy Guggenheim, lei aveva lasciato scritto nel suo testamento che non voleva nessuna opera di artisti americani della Pop-art, cosa che detta da una collezionista del suo livello assume un significato molto importante. Nonostante questa sua volontà, oggi alla Collezione Guggenheim di Venezia possiamo trovare qualche opera di pop-art, il che può solo significare che anche i musei devono vivere e che i dollari non fanno schifo a nessuno. Essendo Palazzo Venier dei Leoni il riferimento artistico in Europa degli americani, non poteva che andare così. Ricordiamoci però che all'ingresso di questo palazzo c'è una scultura di Marino Marini, cosa che ci dice tutto su ciò che Peggy considerasse arte e su quello che piace anche a noi. Tony Graffio & Paride Ranieri

Nota
Prendo spunto da questo quadretto anche per dire che secondo il regolamento di AAF non si possono lasciare opere o altro materiale appoggiato a terra negli stand e vige l'obbligo d'esporre sempre il prezzo al pubblico.

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2 commenti:

  1. A questo punto posso sperare di trovare un gallerista coraggioso disposto ad esporre un paio di mutande vissute appartenute a un mio zio di secondo grado di nome Arturo vincitore per tre anni consecutivi dei campionati regionali di dissenteria galoppante.

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  2. Immagino di sì, tutto è possibile...

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