sabato 18 giugno 2016

Il riscaldamento globale visto da 3 fotografi: Daesung Lee, Edoardo Miola e Beba Stoppani

La mostre di fotografia contribuiscono anche a diffondere idee che presentano problemi dei nostri tempi e temi non molto conosciuti nel dettaglio dal grande pubblico che s'informa attraverso i canali tradizionali. Anche quest'anno alla MIA Photo Fair ho incontrato Edoardo Miola che non si presenta più come un artista emergente, ma con una galleria abbastanza importante: Amy D. Grazie a lui, ho avuto modo d'approfondire le tematiche delle opere esposte dalla Galleria Amy D attraverso i suoi artisti.
Anna D'Ambrosio è una gallerista vulcanica che ha la capacità di creare situazioni e incontri tra artisti con una visione molto aperta e soprattutto, utilizzando un termine purtroppo molto abusato, di creare una contaminazione tra quello che è arte e quello che è scienza. Questa è una spinta dinamica molto forte per chi si esprime attraverso la fotografia o per mezzo di altre forme artistiche, perché riesce a stimolare i creativi in campi che abitualmente sono di competenza di scienziati o di esperti di settore. Anna ha individuato un tema particolarmente interessante che è quello del cambio climatico visto in modo molto esteso e rapportato su tutto il pianeta, per coinvolgere diverse realtà. E' riuscita a legare tre artisti che hanno parlato di spazi e problemi diversi: Daesung Lee, Edorado Miola e Beba Stoppani.
Daesung Lee ha già esposto vari progetti sul tema del mare che ruba territori coltivabili tra l'India ed il Bangladesh, nell'isola Ghoramara, o in altre realtà, come quella della Mongolia dove è in atto un processo di desertificazione, con il progressivo inaridimento del territorio e situazioni di venti molto forti che hanno abbattuto intere foreste. Nelle fotografie scattate in queste terre Daesung Lee ha utilizzato un sistema di sovrapposizione costruendo degli scenari esattamente nei luoghi dove scattava le fotografie e poi su questi scenari composti da gigantografie e dal vero panorama ha fatto lo scatto finale. Si tratta di una composizione fatta grazie a camion che hanno trasportato grossi teli scenografici e coinvolgendo le persone che vivono sul posto, non di un'elaborazione in post-produzione fatta con un software.
Il progetto di Edoardo Miola parla del cambiamento climatico nel Nord Europa, in zone oltre il Circolo Polare Artico dove si assiste ad uno spostamento temporale dell'ingresso nella stagione invernale: novembre e dicembre, mesi già molto freddi vedono in questi ultimi anni un innalzamento delle temperature diurne che arrivano anche a 6-7 °C, mentre di notte si toccano mediamente i 12 °C sotto lo zero. Quest'escursione termica fa ghiacciare il terreno innevato causando grosse difficoltà agli animali (mandrie di renne) nel reperimento del cibo fresco (licheni presenti sugli alberi, piante di mirtillo e erba) che si ottengono normalmente scavando sotto la neve.
Beba Stoppani, in: “Zero gradi a 5000 metri”, ci mostra come l'impatto dell'ondata di calore sulle Alpi abbia raggiunto il suo picco nel 2015, con la conseguenza di vietare per questo motivo le escursioni alpinistiche in alta quota, a causa del pericolo del distaccamento della calotta di ghiaccio perenne sul Monte Bianco. Grandi teloni riflettenti vengono posizionati ogni anno sopra i ghiacci nel tentativo di salvaguardarne lo scioglimento. Beba dedica questa ricerca al nonno Luigi Stoppani, geologo studioso dei ghiacciai e alpino classe 1881 che ha ha prestato servizio nel Quinto Reggimento, reparto tristemente conosciuto per avere contribuito a reprimere i moti popolari ed operai del 1898 a Milano.
I ghiacciai sono le riserve d'acqua che ci permettono di continuare ad approvvigionarci di questo elemento fondamentale e di continuare a vivere; l'innalzamento delle temperature porta ad uno stravolgimento di un ciclo importantissimo che come altre manifestazioni del riscaldamento globale causeranno gravissimi problemi al nostro modo di vivere. La stessa mostra che riunisce questi 3 artisti in un unico discorso ambientalista è poi proseguita presso la Galleria Amy D nel contesto del Photofestival 2016. TG

Una fotografia ripresa da Edoardo Miola nei boschi della Lapponia dove le temperature invernali si stanno modificando.

Tra i tre artisti, ho scelto di parlare con Edoardo Miola per comprendere meglio il suo lavoro e sapere in che modo sia riuscito a rappresentare un concetto così difficile da illustrare come il cambiamento climatico in corso.

Tony Graffio: Renne e piccoli animali rischiano davvero di morire di fame a causa dell'escursione termica che s'è venuta a creare  in modo anomalo in Lapponia, per cui di giorno si scioglie la neve che poi si trasforma in ghiaccio di notte?

Edoardo Miola: Sì, è successo anche lo scorso anno.

TG: Che conseguenze provoca questa modificazione climatica in Lapponia?

EM: Le popolazioni Sami che allevano le renne devono portare un'integrazione alimentare ai loro animali. Le mandrie vanno raggruppate in modo che si possa portare loro del fieno da mangiare fintanto che non arrivi il vero inverno e con esso le temperature al di sotto dei 20 o 30 gradi centigradi. In quel momento, la neve si trasforma e diventa più friabile; certamente c'è il rischio che qualche strato ghiacciato permanga, però le condizioni generali si stabilizzano. L'economia dei Sami è molto delicata ed è basata su un ciclo ambientale che trasformandosi può perdersi definitivamente. A seguito della difficoltà di vivere in condizioni avverse c'è il rischio dell'abbandono dei boschi e delle zone lontane dalle città, anche perché le strade ghiacciate creano problemi anche agli abitanti che transitano in queste zone in automobile o a piedi. Anche i bambini ed i giovani hanno problemi nel recarsi a scuola e per questo molte persone si stanno trasferendo in città. I boschi poi vengono ceduti a multinazionali che operano per il taglio degli alberi, gli animali si spostano e si va verso una desertificazione a rovescio. Io ho cercato d'evidenziare il problema dei boschi che vengono sommersi dalle acque, anche se non è proprio quello che accade nella realtà.

TG: Come sei riuscito a riprodurre questo effetto in maniera visiva?

EM: Per dare l'idea dell'acqua che diventa ghiaccio ho effettuato degli scatti digitali con tempi di otturazione abbastanza lenti abbinati a movimenti della fotocamera che riuscissero a dare un effetto di mosso controllato. Ho fatto così per catturare l'attenzione del pubblico verso l'interno del bosco che è un luogo meraviglioso, ma può anche diventare un luogo molto difficile da attraversare. Questa tecnica in lingua inglese viene denominata ICM (intentional camera movements). Per semplificare noi potremmo dire: muovere la camera mentre si sta scattando. Inoltre, ho tentato di mostrare l'abbandono delle case in queste zone, tema che verrà ampliato in galleria, da Amy D. Nei miei scatti non ci sono elaborazioni o post-produzioni, il gioco che faccio io con la fotocamera può essere fatto da chiunque, io lo studio sul monitor e lo ripeto fino al momento in cui ottengo un effetto pittorico che a me piace. Sugli altri scatti mi regolo in modo da avere una determinata profondità di campo determinata anche dalla compressione dei piani data dai teleobiettivi o da una messa a fuoco generalizzata ottenuta impiegando obiettivi grandangolari.

TG: Edoardo, tu vivi in Lapponia?

EM: Sì, io da anni ho eletto questa terra a mia seconda casa, anche se attualmente sta diventando la prima perché sono sempre stato attratto dai territori isolati dove l'uomo è a contatto con la natura. Mi sono trasferito e passo metà dell'anno in questi luoghi svolgendo la mia attività di fotografo e accompagno anche le persone che mi chiedono di andare a fare fotografie naturalistiche nei boschi o di catturare determinati fenomeni luminosi, come le aurore boreali di notte o altre luci particolari al mattino. L'osservazione che io ho fatto sull'abbandono del territorio naturale lo si può verificare in maniera molto semplice perché in Svezia non ci sono molti altri problemi, in questo paese c'è uno stato sociale che funziona molto bene e lo stesso si può dire per tutti questi settori della società che vanno dall'istruzione, all'assistenza sanitaria, al benessere generale di una nazione piuttosto ricca. Se si compara il problema dell'abbandono dei territori naturali in Svezia con quello della desertificazione del Bangladesh che è un paese che ha problemi per l'alimentazione dei propri abitanti, si comprende che per gli svedesi non si tratta di una situazione così drammatica. 

L'effetto dell'innalzamento delle acque a Ghoramara. Fotografia di Daesung Lee

Europa ed Asia sono molto distanti tra loro e sono realtà molto diverse come organizzazione sociale e benessere del singolo individuo: è chiaro che qui in Svezia possiamo osservare in maniera un po' più distaccata un problema che comunque esiste ed è importante.

Il ghiacciaio del Rodano viene protetto con teli riflettenti per evitare lo scioglimento. Fotografia di Beba Stoppani

Il ghiacciaio del Rodano analizzato da Beba Stoppani è in territorio svizzero, un altro territorio che non ha grossi problemi dal punto di vista sociale, però questa situazione è potenzialmente molto grave per l'Europa perché il fiume Rodano sfocia vicino a Mentone e se il ghiacciaio effettivamente dovesse estinguersi l'acqua del fiume verrà a mancare. Se questa tendenza continuerà, ci accorgeremo che il problema del riscaldamento globale del pianeta riguarda tutti noi.

Immagini raccolte da Beba Stoppani che testimoniano lo scioglimento del ghiacciaio del Rodano. Nella prima foto si vede la situazione del ghiacciaio in un dipinto del 1770. Foto 2 1850, fine della "Piccola Glaciazione", da quel momento in poi i ghiacciai hanno iniziato a ritirarsi. Foto con cavali e carrozza scattata sul Furka Pass nel 1913. Foto con automobile e strada sterrata ripresa nel 1930,1935,1940. La foto n.13 con automobili è del 1950/1960. La foto n.14 è degli anni 1970/1980. La foto n.15 è del 1980/1990. La fotografia aerea n.16 è del 2015.


Edoardo Miola, Anna D'Ambrosio, Daesung Lee e Beba Stoppani.

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