giovedì 5 maggio 2016

Thierry Radelet, quando dalla tecnica nasce un valore estetico

Mia Photo Fair 2016
Thierry Radelet, restauratore e artista

Tony Graffio Intervista Thierry Radelet

Tony Graffio: Ciao Thierry, che formazione hai? E da quanto ti occupi d'arte?

Thierry Radelet: Ciao Tony, io sono belga, vivo da 23 anni in Italia, sono un restauratore di dipinti su tavole e da 15 anni faccio diagnostica per i beni culturali, ma faccio radiografie soltanto da 5 anni, perché è da 5 anni che mi sono dotato dell'apparecchiatura necessaria ad approfondire la diagnostica sulle opere d'arte e questa tecnica digitale è più giovane, rispetto ad altre tecniche che si utilizzano da molto più tempo. Faccio radiografie sia ai quadri che alle opere tridimensionali, come statue e altri oggetti d'arte, soprattutto per vedere che cosa c'è all'interno, se sono state apportate delle modifiche o per capire se siamo in presenza di un falso, oppure di un'opera originale. In seguito mi sono accorto che certe immagini diagnostiche possono anche avere una valenza estetica ed è per questo che sono qui a proporre le mie opere radiografiche in una fiera d'arte fotografica. Io intervengo soltanto per elaborare i livelli di grigi presenti nelle mie immagini, per far venire fuori meglio quello che bene o male si intravede quando si passa attraverso tutti i livelli.

TG: Usi qualche software particolare?

TR: No, soltanto Photoshop, lavorando con i livelli, per fare vedere alcune volte di più i chiodi, altre volte più la struttura. A volte le statue diventano in parte trasparenti ed in parte più radio-opaca, in funzione dei materiali che si incontrano. A seconda di questi materiali si riescono ad ottenere risultati diversi. Questo crocifisso in bronzo è molto più difficile da esplorare all'interno, ma si riescono ugualmente a vedere gli attacchi della fusione e della colatura della cera che hanno lasciato dei fori che si vedono sul fronte e sul retro delle giunture della cera. Ci sono tanti dati tecnici che diventano elementi estetici.

TG: Quando hai avuto l'idea di proporre queste radiografie come oggetti d'arte?

TR: Da quando io ho iniziato a fare le prime lastre, dopo che ho comprato l'attrezzatura radiografica. Un anno fa lo Spazio Bianco di Torino, grazie a Cristiano Costanzo che ha visto le opere, mi ha chiesto di fare la prima mostra, cosa che abbiamo organizzato dopo poco tempo, a Torino. Quest'anno, con la Gallerie Maspes abbiamo organizzato questa mostra qui al MIA, ma è stato un po' complicato entrare, perché non essendo un fotografo, ma un tecnico non sapevo dove collocarmi, ma una volta che la commissione artistica ha visto le opere abbiamo superato questo ostacolo. Mi hanno considerato anche come un elemento innovativo, pur sapendo che la radiografia tradizionale esiste da tantissimo tempo. C'è però da dire che con la radiografia digitale è possibile ottenere una gamma di grigi più ampia e questo fatto, può essere a tutti gli effetti una novità. La radiografia digitale recuperando più livelli tra un passaggio e l'altro è in grado di dare più tridimensionalità all'immagine finale, mentre in una radiografia tradizionale si vedono meno i passaggi ed il volume dell'oggetto analizzato. Per questo motivo, secondo me, adesso è anche possibile realizzare delle radiografie artistiche.

TG: Chi è il tuo stampatore?

TR: Le immagini piccole le stampo io, mentre quelle più grande me le stampa un'atelier di Torino che si chiama Mercante d'Immagine. Si tratta di carta fotografica che viene montata su supporto rigido, mentre nell'altro caso sono io che applico la carta fotografica su tela per poi montarla su telaio per fare dei quadri veri e propri.

TG: Prezzi e tirature?

TR: Le piccole sono in tirature da 15 pezzi e sono intorno ai 400 euro, per quelle più grandi i prezzi vanno dai 1'000 ai 1'900 euro, per opere di più grandi dimensioni che possono essere composte anche di 20 lastre montate insieme. Sono come di mosaici di lastre.

TG: Interessante, quindi vengono sovrapposte per costituire un'immagine di grandi dimensioni?

TR: Sì, perché la parte del bambino e dell'angelo in alto, per esempio, le ho radiografate separatamente, per avere la lettura della Vergine sotto. Il bambino è stato radiografato a parte e poi ho unito i due soggetti, come se fosse un collage.

TG: Che formato può coprire la tua macchina per radiografare?

TR: Può proiettare nelle dimensioni che voglio; se mi metto molto lontano posso radiografare qualsiasi cosa. Ho radiografato anche un'opera di 15 metri quadrati come il IV Stato di Pellizza da Volpedo, ricostruendolo poi in 120 lastre messe insieme. Tutto dipende da quanto mi metto distante e da quante lastre voglio utilizzare, perché le lastre hanno una dimensione di 30 X 40 cm e vanno posizionate dietro il soggetto. Io faccio una mosaicatura delle lastre che poi posso unire con il software.

TG: Effettui la ripresa in un unico momento, o impressioni le lastre in più scatti/proiezioni?

RT: In genere, procedo con 4 lastre per volta, effettuo l'emissione di raggi X e poi sposto le lastre, procedo con altre emissioni fino a quando non ho completato tutta la mappatura.

TG: Ho capito, si procede proprio allo stesso modo degli ambulatori radiografici degli ospedali.

RT: Sì perché poi dopo devo passare tutto in uno scanner e non esiste una lastra di dimensioni giganti. Però la cosa positiva è con questo modo di procedere non ci sono limiti di dimensioni.

TG: Tutto però dev'essere perfettamente ortogonale, giusto?

RT: Certo, io metto tutto sullo stesso piano e poi le rimetto insieme senza avere deformazioni. Per i soggetti tridimensionali io utilizzo la parete che trovo alle spalle del soggetto, posiziono le lastre a mosaico, faccio partire un'emissione di raggi X ed i raggi X proiettano l'opera sulle lastre che vengono così impressionate.

TG: Che riscontro stai avendo con questa tecnica?

RT: Per la diagnostica riesco ad ottenere ottimi risultati ed è molto utilizzata perché si vede quello che sta sotto il quadro ed altre cose: Per quello che riguarda il discorso artistico, sto aspettando di vedere che cosa succederà dopo la MIA, perché questa è proprio una proposta nuova.

Tutti i diritti riservati



Nessun commento:

Posta un commento