Ho incontrato Emanuele Bonapace un giovane studente di cinematografia
elettronica che ci spiegherà qui di seguito i compiti di una nuova figura
professionale, il DIT, e le attuali necessità delle produzioni. Ho pensato che può essere interessante in un'epoca in cui sono cambiate tecnologie, competenze, abitudini e modelli produttivi, rivedere di che cosa si occupano le figure professionali che realizzano un prodotto audiovisivo e sapere quali sono i nuovi compiti delle persone che fanno parte di una troupe cinematografica o televisiva, pertanto può essere che anche in futuro ritornerò su questo argomento.
Inoltre, il lavoro di colui che si occupa del flusso video e dei dati registrati apre anche la possibilità di fare considerazioni su quelle che sono le modalità impiegate per conservare i dati in archivio.
Tony Graffio intervista Emanuele Bonapace
Tony Graffio: Ciao
Emanuele, di che cosa ti occupi esattamente?
Emanuele Bonapace: Sono
uno studente che sta preparando la sua tesi sui problemi relativi
al flusso dei dati digitali e, al tempo stesso, sono un
libero professionista che si occupa di video e di fotografia
digitale. Ho molta passione per il workflow digitale e per quello che
potrebbe essere l'attrezzatura che gestisce questo flusso.
TG: Che tipo di
preparazione hai avuto?
EB: Ho iniziato a
studiare grafica e stampa tipografica offset agli Artigianelli di
Trento, poi mi sono appassionato alla fotografia nel 2011 e con
l'avvento delle DSLR che hanno introdotto la possibilità di
registrare video digitali, tipo la Canon 5D Mark II, ho iniziato
anche a girare dei video ed infine ho deciso di approfondire le
conoscenze in questo settore che ha finito per interessarmi e
piacermi ancor più della fotografia. Adesso lavoro sia come
fotografo che come videomaker. Lavoro anche in altre situazioni,
proponendomi in varie vesti. Con Canon collaboro in qualità di Canon
Specialist.
TG: Tu sei venuto a
Milano per motivi di studio?
EB: Sì, io sono
trentino, vengo da Pinzolo e sono venuto qua per frequentare una
scuola di cinematografia digitale, poi, anche grazie al fatto che ho
sempre cercati di frequentare degli eventi aziendali, come questa
giornata organizzata da Panatronics che sta presentando Red ed altri
prodotti da loro distribuiti, sono entrato in contatto con varie
persone che mi hanno inserito in varie realtà lavorative. E' un po'
quello che mi è capitato con Canon, dopo che mi hanno conosciuto, mi
hanno chiesto di andare ad aiutarli e da lì ho iniziato ad inserirmi
in questo ambiente.
Ultimamente gli uomini preferiscono le "Rosse"
RED Day, 30 novembre 2015, ai Vanguard Studios di Panatronics
TG: Che scuola stai
frequentando adesso?
EB: Il SAE Institute di
Milano, una scuola che quando è partita formava dei professionisti
nel settore audio ed esiste in Australia già da circa 30 anni e poi
s'è diffusa un po' per tutto il mondo, approfondendo anche
l'indirizzo del Digital Filmaking, partendo dalla storia del cinema
fino ad analizzare il lavoro del DOP, dell'operatore di ripresa, del
tecnico audio, fornendo anche delle nozioni generali su tutto il
percorso produttivo di questo settore dal montaggio a tutte le altre
mansioni. Di fatto è un corso di laurea triennale concentrato in due
anni e mezzo, in quanto noi ad agosto, per esempio, facciamo solo due
settimane di pausa e poi riprendiamo subito con le lezioni. Questa
scuola ha un sistema formativo molto intenso.
TG: Tu che figura
professionale vorresti rivestire?
EB: Io sono molto
interessato all'ambito del direttore della fotografia e
dell'operatore alla macchina e anche alla mansione svolta dal DIT,
cioè di colui che aiuta il DOP ad usare le macchine da ripresa ed a
gestirne i dati.
TG: Spiegami meglio in
che cosa consiste il lavoro del DIT e che cosa significa questa
sigla.
EB: Il DIT è un tecnico
che si occupa del Digital Interface Technology, ovvero della gestione
della tecnologia e della digitalizzazione e per questo molto spesso è
presente sul set durante la produzione. Questa figura professionale
si occupa praticamente di fare i back up del girato, durante le
riprese, conosce i codec delle macchine, sa i bitrate, ha competenze
per l'archiviazione, sa che tecnologie è meglio utilizzare per il
trattamento dei dati e la loro conservazione, l'usb3 gli ssd e tutto
quello che concerne il flusso digitale dei dati.
TG: Normalmente, però
queste cose le sa anche un DOP...
EB: Non sempre, ci sono
delle differenze importanti che talvolta capita di non prendere in
considerazione, specie quando si inizia a girare con macchine da
presa un po' complesse che registrano in Raw, tipo la Red,
per esempio. Molti DOP si concentrano e conoscono meglio le
caratteristiche di resa cromatica di un sensore, oppure la sua gamma
dinamica e quello che concerne il risultato finale di un file.
Capita però che non sappiano bene quanto spazio occupa un file, che
sistemi d'archiviazione usare, quanti hard disk servono per
tenere in sicurezza quei file, o quali sono le velocità di
trasferimento. Quanto spazio dev'essere utilizzato e quanto costa. Se
si prende in considerazione solo il costo della macchina, ma poi non
si sa che se giri per una settimana con la Red ti servono 10 Tera di
spazio d'archiviazione e pertanto bisognerà anche noleggiare, o
acquistare degli Hard disk
speciali
che siano un po' veloci e anche delle interfaccia altrettanto veloci,
tipo le Thunderbolt, oppure delle usb3 o qualcosa in fibra.
Tutti questi aspetti del flusso dei dati vanno tenuti in
considerazione perché possono ottimizzare molto quelli che sono i
tempi sul set ed anche i costi. Un problema al quale spesso non si
pensa è dove inserire i costi d'archiviazione in fase di preventivo
ed a chi farli pagare.
TG:
Inoltre il DIT è una figura operativa sul set.
EB:
Sì, vero, sul set il DIT è il responsabile del flusso dei dati e
potrebbe anche fare da monitor operator occupandosi anche del
cablaggio dei monitor, ma la sua funzione più importante
riguarda il back up e l'archiviazione dei dati. Potrebbe
essere molto utile fare in tempo reale il proxy o mettere
delle LUT (lookup table) sul monitor per evitare al regista di
vedere in modo flat il video che esce da una macchina in S-Log.
Sui set delle produzioni più grosse esiste la figura del Video
Assist, ma in certi casi, su produzioni un po' più piccole,
questa mansione potrebbe essere svolta dal DIT. Ovviamente, né il
DOP né l'operatore alla macchina possono occuparsi di queste cose
perché l'operatore deve restare in macchina e il DOP segue il lavoro
degli elettricisti, oppure è impegnato al fianco del regista.
TG:
Come ti è capitato d'interessarti del flusso video?
EB:
Mi sono un po' sempre interessato a questi argomenti perché sono
appassionato di tecnologia ed ho ritenuto questo aspetto della
produzione fondamentale per l'organizzazione di qualsiasi lavoro. Con
la fotografia ero partito a prendere in considerazione le schede
veloci perché se scatti in Raw a raffica, poter disporre di schede
veloci significa non bloccare le funzioni della fotocamera durante
la ripresa. Una scheda lenta, dopo 5-6-7-10 scatti va in buffer
e blocca tutto. Grazie al fatto di aver dovuto risolvere questo
piccolo problema, ho iniziato ad interessarmi di come fare ad
ottimizzare il workflow anche in altre situazioni. Nel video,
dove con l'avvento dei file Raw un bitrate sempre più veloce
ha richiesto nuove modalità d'immagazzinamento dei dati e porte più
veloci. Attualmente, sto effettuando una ricerca sulla velocità del
trasferimento/immagazzinamento dati ottimizzandola anche dal punto di
vista dei costi ed ai tempi. Non sempre serve un'estrema velocità
perché può capitare che troviamo dei limiti fisici nell'Hardware,
quindi non avrebbe senso avvalersi di sistemi troppo veloci
quando si creano dei colli di bottiglia in qualche fase del processo
produttivo. Mi sono accorto che molte persone non prendono in
considerazione certi problemi, non perché non li vogliano prendere
in considerazione, ma piuttosto perché c'è molta disinformazione.
TG:
Un altro problema importante nell'archiviazione dei dati è quello
della sicurezza, tu cosa ne pensi? Come si può archiviare qualcosa
in modo sicuro?
EB:
Trovare un modo sicuro per archiviare i dati è la fase finale del
lavoro del DIT. Nell'archiviazione è importante che i dati si
conservino bene nel tempo, ormai non si usano più i nastri a questo
scopo, ma generalmente degli Hard Disk. E' fondamentale sapere quanto
durano nel tempo questi dispositivi ed altri supporti che noi
potremmo scegliere d'utilizzare. Quanto possiamo stare tranquilli
dopo aver archiviato dei dati? Questa è una domanda giusta alla
quale però attualmente nessuno sa rispondere con precisione.
Sappiamo che, prima o poi, tutti i supporti per l'archiviazione
degenerano e provocano il deterioramento dei dati immagazzinati o
addirittura la loro perdita.
TG:
Secondo te, quale potrebbe essere un metodo sicuro per archiviare
negli anni un prodotto audiovisivo?
EB:
Dipende un po' dal budget di cui si dispone, si possono prendere in
considerazione degli Hard Disk sicuri, però questa scelta mi obbliga
a dover fare almeno 3 copie di ogni file immagazzinato e a dover
ritrasferire tutto periodicamente perché è stato calcolato che
tutti gli Hard disk prima o poi si rompono ed un periodo medio di
sicurezza, prima di un loro cedimento, potrebbe essere 4 anni. Stesso
discorso per gli SSD perché queste memorie hanno un ciclo di OPS
limitato (operations per second). Chiaramente, anche quanto si
utilizzano questi supporti influisce sulla loro durata, però si sa
che ogni supporto ha una sua vita ed al temine della loro vita poi
bisogna chiedersi: adesso cosa faccio con questi dati? Li perdo? Li
butto via? O li voglio tenere? Può essere che non ci sia sempre la
necessità di conservare tutto definitivamente.
Io ho
un Hard Disk di 10 anni che funziona ancora, però per
l'archiviazione non ci si può basare sulla fortuna, ma su dati certi
che purtroppo nessuno riesce a fornirmi. Se la casa di produzione di
un Hard Disk mi dice che i suoi prodotti durano per 4 anni ed io
supero questa durata, già sto prendendo un rischio, inoltre il fatto
che mi si indichi una durata, piuttosto che me la si garantisca è un
fatto che già mi fa capire che un Hard Disk si potrebbe
rompere anche prima di questi 4 anni. Per non correre rischi e
conservare i miei dati in sicurezza, in 10 anni io potrei sostituire
i miei supporti 3 volte. Quanto mi costa questa operazione. Quanto mi
costano degli eventuali sistemi alternativi?
Un
altro aspetto da considerare è quello che buttar via degli Hard
Disk ad intervalli di tempo regolari contribuisce ad aumentare la
spazzatura d'origine tecnologica e l'inquinamento ambientale; finché
questi scarti sono prodotti da un privato o da un libero
professionista è un conto, ma quando gli innumerevoli Terabyte
di scarto originati da un server o da una casa di produzione un po'
grande, anche queste considerazioni ecologiche diventano
assolutamente importanti.
TG:
In questa tua fase di studio del problema, ti sei rivolto anche ad
aziende di grandi dimensioni?
ED:
Sto iniziando proprio in queste settimane ad intervistare persone e
società abbastanza note.
TG:
Ricapitolando, mi potresti elencare pregi e difetti dei vari supporti
di archiviazione?
EB: Non ho ancora terminato di raccogliere i dati relativi a quello che mi stai chiedendo, però dopo aver parlato con alcuni miei colleghi ed altri professionisti, ti posso dire che come interfaccia è ancora molto presente l'usb2 e la firewire800, anche se l'usb3 si sta facendo largo già da qualche anno, anche se non c'è ancora stato un aggiornamento per tutte le workstation, anche importanti, per motivi di costi. I passi consecutivi sono i Nas le porte thunderbolt o le Sata, per quello che riguarda i pc.
EB: Non ho ancora terminato di raccogliere i dati relativi a quello che mi stai chiedendo, però dopo aver parlato con alcuni miei colleghi ed altri professionisti, ti posso dire che come interfaccia è ancora molto presente l'usb2 e la firewire800, anche se l'usb3 si sta facendo largo già da qualche anno, anche se non c'è ancora stato un aggiornamento per tutte le workstation, anche importanti, per motivi di costi. I passi consecutivi sono i Nas le porte thunderbolt o le Sata, per quello che riguarda i pc.
Gli
Hard Disk forniti dalle grandi case come Red sono molto
veloci, anche secondo la mia esperienza d'utilizzatore, però mi sono
molto fidato di quello che ho trovato in rete su youtube, siti vari e
consultando le specifiche tecniche fornite dai costruttori.
TG:
Beh, però in un momento in cui abbiamo scoperto che ci sono ditte
che dichiarano quello che vogliono fintanto che poi vengono smentite
da prove strumentali, come facciamo a fidarci di quello che viene
scritto o detto dai fabbricanti di schede di memoria, Hard Disk o
altri dispositivi e supporti?
EB:
Sì infatti, bisogna ricorrere a test pratici. Tra le case più
affidabili per quello che dichiarano, io citerei San disk. Mi è
capitato di provare nel mio computer delle loro schede che erano date
per 95 Megabits, provarle ed ho visto che la velocità risultava
essere 94,5 Megabits. Per altre marche il dato era più teorico,
oppure un asterisco indicava che i dati facevano riferimento a loro
test interni. Provandole poi ti accorgi che quelle velocità sono
10%-20% o addirittura anche 50% più lente di quello che loro
indicavano. In questi test è sempre molto importate considerare
l'Hardware che si sta utilizzando, a me è capitato d'aver comprato
una scheda che va a 150 Megabits, però il mio Hardware non
supportava quella velocità ed il mio lettore di schede si fermava a
130. Dopo varie analisi d'approfondimento per capire perché non
riuscissi a raggiungere i 150 Megabits, ho scoperto che questo era
dovuto per un limite del mio lettore di schede e quindi ne sono
andato a comprare uno più veloce. Un prodotto che ritengo
interessante è il Lexar Hr2 che è un dispositivo Thunderbolt basato
su attacco usb3, una specie di torrette di cui si possono comprare i
vari blocchi per lettori di schede e poi collegarmi al Mac e
viaggiare con velocità che non vanno mai a saturare l'Hardware.
Per
quello che riguarda l'archiviazione, possiamo prendere in
considerazione gli SSD e gli Hard Disk tradizionali. Non ci
sono molte altre alternative, adesso è uscito un prodotto nuovo di
Sony, l'ODA che bisognerebbe provare e conoscere meglio, prima di
poterne parlare con precisione. Un'altra alternativa molto valida può
essere quella dei server, ma qui parliamo di qualcosa di costoso,
nell'ordine dei 10-20 o 30000 euro che generalmente si possono
permettere solo le grandi case di produzione.
TG:
Ok, parlando solo di SSD e HD, ogni quando bisogna fare un back-up?
ED:
Dipende, io ultimamente sto utilizzando un Raid fisico basato su 5 HD
che ritengo un sistema abbastanza sicuro. Naturalmente, quando ho il
tempo per farlo vado anche ad archiviare tutto su un altro HD. Ad
ogni modo un sistema Raid che suddivide i dati su più HD aggiungendo
anche delle informazioni (formule matematiche tipo equazioni) che
servono poi alla ricostruzione dei dati. Ci sono sistemi che si
basano su Raid 5, Raid 6, Raid 10, con riferimento a quanti HD
utilizzano i sistemi Raid per l'immagazzinamento, la suddivisione e
la ricostruzione dei dati salvati. Più HD vengono utilizzati, più i
miei dati sono al sicuro.
Emanuele Bonapace, 23 anni, DIT
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