domenica 4 gennaio 2015

Tre domande a due esperti d'arte e qualche considerazione su come gira questo mondo

L'intento
Come ho espresso in precedenti scritti, ho pensato di mettermi al servizio dei lettori di questo blog un po' disordinato, ma graffiante, per cercare di trattare gli argomenti che mi vengono proposti da coloro che seguono ed apprezzano gli sforzi che faccio per cercare di raccontare storie grandi o piccole che normalmente non vengono affrontate da altri canali di comunicazione.
Un paio di artisti che ho conosciuto lo scorso anno, Carlo Cecaro e Sante Egadi, mi avevano chiesto di contattare dei personaggi autorevoli del mondo della cultura italiana e di porre loro delle domande che da tempo frullavano nelle menti creative dei miei nuovi amici, per meglio comprendere il clima della comunità artistica italiana. 
Secondo Carlo e Sante coloro che si occupa di organizzare mostre, esposizioni, o eventi culturali e parlano di queste realtà, farebbero parte di un meccanismo un po' chiuso su se stesso e poco aperto alle idee innovative di questi ultimi anni in cui vengono proposte opere che, secondo me, a volte tendono più a stupire e richiamare l'attenzione con performance o scelte eccentriche, più che a mettere in risalto l'effettiva capacità di padroneggiare una tecnica o un'abilità pratica.
Ovviamente, questo è un mio parere personale che probabilmente deriva dal fatto che io sono un po' legato a forme d'espressione più classiche di quello che le nuove tendenze artistiche propongono, però prima di voler considerare solo certi tipi di lavori, tecniche o installazioni, trovo giusto cercare di conoscere ciò che viene creato dal nostro tempo ed ascoltare il parere di chi si sente particolarmente coinvolto in queste ricerche espressive.
La pagina di oggi può essere piuttosto appetitosa per coloro che desiderano assistere ad un confronto tra i pareri accademici e quelli delle nuove correnti creative milanesi; purtroppo non sono riuscito a mettere in contatto direttamente due personaggi istituzionali come i due professori universitari interpellati e due artisti emergenti, ma ho dovuto fare da mediatore a questo discorso che comunque consiglio di seguire attentamente.
Spero, in un prossimo futuro di poter fare di meglio, magari organizzando un incontro vis à vis tra le persone coinvolte da questi argomenti, ma per iniziare a smuovere le opinioni, è anche giusto introdurre la questione in modo graduale.

Lo scorso mese di dicembre ho incontrato Stefano Zecchi e Flavio Caroli, entrambi sono nati nel 1945 e sono dei docenti universitari che insegnano materie fondamentali per la formazione artistica delle nuove generazioni.
Zecchi, si occupa d'estetica, Caroli di storia dell'arte, ad ambedue ho posto le stesse domande che mi erano state suggerite da Carlo Cecaro e Sante Egadi, vi riporto di seguito ciò che ho chiesto e poi lascerò le considerazioni finali su ciò che è stato detto a Sante Egadi che, oltre ad essere un pittore, un motteggiatore ed un collagista che seziona e ricompone a suo gusto titoli di studio ed altri documenti ufficiali, è anche un economista esperto nelle dinamiche della finanza internazionale. Tony Graffio


Marcello Scuffi Vecchi treni a deposito 1987 Olio su tavola cm 80X90

L'intervista

T.G.- Qual'è l'artista contemporaneo che lei ritiene degno di maggior interesse?

Zecchi - Gli artisti contemporanei che prediligo sono Marcello Scuffi, Marcello Pietrantoni e Mimmo Paladino. Anselm Kiefer è invece uno degli artisti che mi piacciono di più al di fuori dell'Italia. 

Caroli - Omar Galliani, Mimmo Paladino e Alessandro Chia, oltre a Anselm Kiefer e Jackson Pollock che espresse molto bene il concetto che il caos è nelle cose, con la sua visione della pittura e del pensiero artistico. Tra le generazioni più giovani c'è da segnalare Fabio Viale, uno scultore piemontese che ha vinto l'ultima edizione del premio Cairo.
Se invece mi chiede cosa penso di Catellan, le dico subito che io sono pro-Catellan.

T.G - Non le sembra che ultimamente i critici stiano quasi diventando più famosi degli artisti?

Zecchi - Questa è una questione terribile, bisognerebbe rileggersi "Il critico come artista" di Oscar Wilde per comprendere come sia difficile esprimere il proprio giudizio su un'opera perché per poter fare questo bisogna prima conoscere tutta la storia dell'arte.
Non si può negare che la critica sia una delle fasi più delicate del processo creativo.

Caroli - Io non sono un critico, ma uno storico dell'arte, bisognerebbe fare l'esperimento di descrivere la stessa opera con parole diverse, ma comunque si tratterebbe di qualcosa di deleterio e qui mi viene da pensare a Flaubert ed a cosa significhi essere delatore in tempo di guerra.

T.G. - Cosa ne pensa dell'arte venduta in televisione?

Zecchi - E' un fenomeno che non conosco e che non seguo.

Caroli - Bisogna avere una buona cultura per comprendere le varie forme di comunicazione, si tratta d'avere più anime e più volti. Io non guardo le televendite, anche se mi piace il mezzo televisivo ed infatti ho una mia rubrica d'arte all'interno di una trasmissione molto seguita di rai tre.
Quello che posso dire è che io, senza toccare le opere, non comprerei niente. 
Innamorarsi di qualcosa senza poterlo conoscere da vicino è un grosso rischio. 


Omar Galliani Nuovi fiori 3 - 2007 Pastelli su tavola cm 130X130

Le considerazioni di un artista emergente
La seppur breve intervista ai succitati professori tocca nel vivo le questioni artistiche che affronto quotidianamente.
Per approcciare il tema che sinteticamente rappresento con i miei cartelli (motti) dobbiamo fare un passo indietro.
Prima ancora però è necessario fare alcune premesse:

1 Non è affatto mia intenzione tentare di scalfire lo spessore culturale dei due intervistati verso i quali nutro una stima di tipo intellettuale (e ci mancherebbe altro! Un eventuale tentativo di questo tipo sarebbe vano oltre che stupido).
2 Non è mia intenzione esprimere giudizi di merito circa gli artisti citati. Il mio discorso riguarda esclusivamente i meccanismi ed il sistema arte contemporanea in Italia.
3 I due intervistati non hanno citato artisti giovani (se non in un caso).
4 Sia gli intervistati che gli artisti citati appartengono chi più chi meno all'universo Giorgio Mondadori/Cairo Editore (eccezione fatta per il Prof. Caroli): chi ha una rubrica (prof. Zecchi), chi ne ha vinto il premio (Viola), chi è componente di giuria del premio stesso (Galliani), chi è presente sul catalogo (Pietrantoni), chi utilizza le pagine del mensile per promuoversi (Scuffi), etc. etc... Insomma, l'arte come appartenenza è esattamente il contrario di ciò che professo o tento di professare io.

Quando vivevo in provincia di Salerno, nelle edicole del posto, veniva commercializzata una sola rivista che si interessasse di arte: "Arte Mondandori", oggi "Cairo Editore".
L'arte contemporanea, fino a qualche anno fa, l'ho vista attraverso le informazioni che questa rivista mi forniva.
Con il passare degli anni, entrando anche io nei meccanismi del "sistema arte", seppur in maniera blanda ed indiretta iniziai ad accorgermi di qualcosa che non girava come avrebbe dovuto.
Io ho condotto studi in campo economico, chi ha fatto lo stesso percorso sa quanto all'università ti facciano il lavaggio del cervello con concetti come la libera concorrenza, il libero mercato, etc.
Uscito dall'università poi mi sono accorto che il libero mercato non esiste in nessun campo, da nessuna parte. Sono dei principi che nella realtà trovano scarsa applicazione, soprattutto oggi in Italia: ognuno appartiene a questo o a quel casato e in funzione di ciò ottiene riconoscimenti e prebende (il settore artististico non è immune da queste dinamiche, anzi...).
L'illuminazione per far luce su questi meccanismi mi venne guardando la puntata di Report "Schiavi del lusso".
In questa puntata si affrontava il tema dei meccanismi che distorcono il mondo della moda (puntata davvero consigliata). Il reportage dimostrava come tutto ruotasse intorno alle riviste di moda, Vogue in primis.
Dopo aver visto questa puntata non riuscii a dormire e generai il grafico "Dal monopolio economico a quello culturale" grafico del quale ha già parlato Tony Graffio: http://graffitiamilano.blogspot.it/2014/10/il-monopolio-del-mercato-dellarte.html

Sante Egadi con un suo collage di titoli di studio inserito sul Catalogo dell'Arte Moderna di Cairo Editore/Mondadori

Mi vien da pensare che la pittura oramai è un'arte di secondo livello in termini di coinvolgimento di interesse pubblico; secondaria rispetto alla cinematografia, all'architettura o alla musica.
Il disinteresse generale ha fatto sì che i soldi che girano intorno alla pittura siano davvero pochi e che il pittore sia generalmente considerato un artista meno interessante rispetto ad un musicista o ad un attore, soprattutto se si pensa che la pittura viene generalmente svolta in solitario, eliminando il coinvolgente processo del "making of" ed i sistemi produttivi di tipo industriale.
Prova ne è che le mostre si riempiono solo con nomi di primissima linea, altisonanti: bisogna scomodare Van Gogh e Caravaggio per vedere code ai botteghini. Altri nomi importanti spesso vedono poche decine di visitatori alle proprie mostre.
La pittura è ormai un'arte di nicchia, alle volte roba per nostalgici. C'est l'argent qui fait la guerre e la pittura è un'arte che io definisco a low budget. Questo fa sì che le luci calino, i riflettori si spengano e ognuno nella penombra faccia ciò che vuole, tanto questa materia interessa a pochi.
Pochi soldi può voler dire pochi operatori: allo stato attuale le riviste d'arte sono poche e come dicevo una sola è diffusa sull'intero territorio nazionale e la fa da padrona.
Il funzionamento del sistema è semplice: le gallerie adescano artisti (o presunti tali) attraverso i critici (o presunti tali) quando questi sono ancora dei sognatori ingenui. Li convincono che valgono qualcosa facendoli sentire speciali, lavorando sul loro ego mediante strategie che Vanna Marchi ha portato alla ribalta delle cronache, alla fine l'artista (o presunto tale) cede ed è disposto a pagare per esporre.
Parte dei soldi che la galleria d'arte riceve vengono pagati alla rivista d'arte per promuovere la mostra (la restante parte viene divisa tra il critico ed il gallerista).
Detto così non c'è nulla di male: operatori che si promuovono attraverso la pubblicità su riviste di settore.
Nella realtà però la chiusura del mercato e la particolare delicatezza della materia trattata (arte) fanno sì che questo meccanismo faccia acqua da tutte le parti.
Attraverso un sotterfugio, io stesso ho ottenuto la pubblicazione sulla 49ma edizione del catalogo d'Arte Moderna Cairo Editore e da allora vado in giro a strapparlo pubblicamente creando dei collage.

49° Catalogo d'arte moderna (Strappato da Sante Egadi che da qui trae materia per i suoi collage) che annovera gli artisti italiani dal primo novecento ad oggi

In tutti i settori si paga per partecipare. Anche la Juventus paga per iscriversi al campionato ma nessuno si sognerebbe di dire che non è tra i più grandi club italiani di calcio. La differenza è che nello sport esiste il riferimento: se fai goal vinci quindi sei più forte ed il discorso è chiuso (ma anche lì abbiamo visto che Moggi & Company erano riusciti a distorcere ciò che dovrebbe essere trasparente e fluido).
Nel caso dell'arte trattandosi di materia impalpabile, difficile da giudicare, un meccanismo del genere è fallace.
E' probabile anche che sia il più efficiente tra i diversi sistemi possibili ma non è ammissibile che il 100 % di ciò che circola in giro sia a pagamento, con prezzi crescenti dal critico di facebook a quello che ti porta nei grandi musei.
Mancano personaggi credibili nel mondo della critica. Attualmente non è il critico a cercare l'artista, nessuno scrive spontaneamente di un artista che non sia già emerso. E' l'artista a cercare il critico e non viceversa. Il monopolio instaurato ha consentito che si invertissero i ruoli e i pesi tra artista e critico.

Ancora poche righe sui cataloghi per Sante Abbinente, in arte Sante Egadi

Come dicevo, la rivista viene finanziata con i soldi dei poveri artisti (che a questo punto così poveri non sono) e venduta agli stessi artisti che sono gli unici a comprarla.
Si potrebbero fare un mare di considerazioni, io non sono nè un critico, nè un giornalista, nè un opinionista, non ho tempo da dedicare a queste faccende ma mi chiedo dove siano i critici (del sistema).
Sto concordando con un amico docente universitario una ricerca ad hoc su questi meccanismi per poterli comprendere e spiegare meglio (spero di potermici dedicare presto, il tempo è tiranno...).
Mi piacerebbe, nel frattempo, conoscere gente convinta di far parte della classe emergente, che voglia scrivere in autonomia, credendo nella possibilità di un sistema alternativo e migliore.

Strizza l'occhio all'arte indipendente

Se approfondiamo il discorso vengono tirati in ballo uno ad uno tutti i miei cartelli, compreso "Il critico è più famoso dell'artista", "Se fossi un critico andrei a vedere le mostre", "Ho visto artisti chiedere l'autografo al critico", "Se Van Gogh nascesse oggi si suiciderebbe ancora prima".

In conclusione mi chiedo: come mai gli esimi professori Zecchi e Caroli non hanno citato nemmeno un outsider (molti grandi artisti sono ed erano degli outsider). Come mai Zecchi e Caroli non hanno citato giovani ad eccezione di uno (che guarda caso ha vinto il premio Cairo)?
Probabilmente, questa è la mia spiegazione, si è creata una frattura enorme tra critica ed arte dopo anni di monopolio culturale e divulgativo. Una frattura talmente grande da far scomparire luoghi d'incontro e di confronto (non solo tra artisti e critici), che non siano i salotti di alcune riviste.
Queste sono soltanto convinzioni che mi sono creato negli anni, magari mi sbaglio, o forse no.
Chiudo con una serie di interrogativi: il grande artista, quello che fa la storia, magari quello maledetto sporco di sudore e di pittura (non sempre è uno stereotipo) si iscriverebbe al Premio Cairo? Se sì, come verrebbe giudicato? Andrebbe in cerca del numero di telefono dei Proff. Caroli e Zecchi? Se sì, quante volte proverebbe a parlare con le loro segretarie e segreterie telefoniche? Non rientra forse nel compito di Zecchi e Caroli cercare questi personaggi? Sante Egadi


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