martedì 26 settembre 2017

Phototrace 2017: la parola a Ober Bondi e Gabriele Chiesa

"Non esiste la fotografia senza la cultura e non esiste la cultura senza la fotografia." 
Gabriele Chiesa

L'edizione del 2017 di Phototrace, giovane Festival della Fotografia Indipendente, è sicuramente una delle più riuscite e soddisfacenti, sia per la partecipazione di pubblico che per l'entusiasmo dimostrato dai giovani partecipanti, oltre che per la varietà di argomenti trattati. Numerose sono state le mostre, le dimostrazioni, le tavole rotonde, il divertimento generale e le offerte culturali che esulavano dallo stretto settore fotografico. Il tutto vissuto con un grande spirito di amicizia, budget ridottissimi, e tanta buona volontà.
Ho pranzato insieme agli organizzatori ufficiali di questo evento: Gabriele Chiesa e Ober Bondi; ne ho approfittato per intervistarli. Vediamo che cosa è emerso.

Tony Graffio: Ober, in che modo è stato deciso di portare Phototrace a Cuneo?

Ober Bondi: Phototrace Cuneo è nato perché sapevo che Gabriele Chiesa stava attendendo la nostra candidatura per quest'anno. Nel momento in cui ho accettato, Gabriele mi ha chiamato per affidarmi l'evento. Ho fatto questa scelta perché intorno a me avevo molti collaboratori entusiasti sui quali sapevo di poter contare. E' stato bellissimo. Quando ho chiesto a Gabriele che cosa dovevo fare per organizzare Phototrace, lui mi ha detto: "Niente, assolutamente niente, devi solo procurarci le sedi dove fare i laboratori, le conferenze e le mostre fotografiche. Poi, voi dovrete solo divertirvi.".

TG: E' stato così?

OB: Sì, è stato così. A noi piace organizzare e ne abbiamo approfittato.

TG: Infatti, ieri (22 settembre 2017) prima del concerto  di apertura di Phototrace che si è svolto nella sala della Cassa di Risparmio di Cuneo, ho sentito che voi avete ringraziato Gabriele per l'organizzazione, ma lui ha affermato di non aver fatto proprio niente. A questo punto non si spiega come sia andato tutto bene: lui non ha fatto niente; tu nemmeno, chi è che ha fatto qualcosa per questo evento?

(Risate)

Gabriele Chiesa: Loro sono stati meravigliosi; io sapevo che erano un gruppo molto valido e per questo desideravo portare il Phototrace a Cuneo. Intanto, bisogna capire che in una città metropolitana sarebbe stato dispersivo presentare un'offerta culturale come la nostra, perché ci sono già troppo proposte, mentre qua Phototrace sarebbe diventato un evento di una certa importanza, capace di attirare l'attenzione dei cuneesi e di chi viene da fuori città. Inoltre, so che Ober ha fatto crescere bene una comunità fotografica composta da giovani e appassionati che hanno voglia di fare e di condividere la loro esperienza ed il loro entusiasmo.

OB: Grazie.

GB: Ci erano pervenute candidature anche da città più grandi, ma io temevo che in certi ambienti potessero crearsi delle piccole invidie o gelosie che finiscono per creare delle competizioni controproducenti all'avvenimento che per noi è fondamentalmente una festa della fotografia tradizionale. Qui, c'era una certa armonia e collaborazione tra le persone che, secondo me, è anche la chiave del successo di un evento che è stato possibile realizzare proprio grazie alla dedizione ed all'impegno disinteressato dei volontari e degli appassionati che si sono occupati di tutto.

TG: Ober e Gabriele, da quanto tempo vi conoscete?

GC: Noi due siamo entrati in contatto tempo fa grazie ad un comune amico, Pierluigi Manzone, che vive qui a Cuneo e si occupa di fotografia steneopeica. E' anche un esperto conoscitore della storia della fotografia, in quanto è un collezionista e uno studioso dei fotografi piemontesi, fin dai tempi di Piero Becchetti, uno dei padri, ormai defunto, della storia della fotografia italiana. Becchetti ha iniziato a raccogliere immagini fin dai primi anni del secondo dopoguerra, quando a Roma c'erano ancora le rovine fumanti dei palazzi bombardati. Ha visitato mercatini, solai e cantine per raccogliere di tutto, dalle carte de visite, agli album di famiglia e varie altre fotografie.

TG: Si tratta di un'amicizia tra collezionisti?

GC: Io allora ero solo un ragazzino, ma lui era già un punto di riferimento.

TG: Che anni erano?

GC: Nel 1945, lui era già lo storico della fotografia italiana.

TG:  Avete avuto modo di conoscervi direttamente?

GC: Direttamente no, però lui per me è stato un esempio da seguire. Dopo di lui è venuto Ando Gilardi ed altri. Pierluigi Manzone, come me, è stato uno dei primi discepoli di questi personaggi in grado di capire il valore di  quelle che erano considerate le vecchie fotografie. Tra le mostre che ricordavano quei tempi passati c'è stata la mostra: "Cuneo, come eravamo"; "Vercelli di una volta"; "Brescia com'era"; dopo di che, anche in altre città hanno incominciato ad organizzare questo tipo di iniziative.

OB: Pierluigi Manzone aveva aperto un sito che si chiamava F.P.M., Fondo Pierluigi Manzone, che raccoglieva i suoi archivi fotografici; oggi rimane traccia di queste documentazioni in altri siti che hanno raccolto materiale  iconografico dal sito originario.

GC: Pierluigi Manzone ad un certo punto chiuse il suo sito, ma ormai era riuscito a trasmettere questo interesse a me ed ad altri ricercatori. Poiché siamo tutti collezionisti di questo materiale, inevitabilmente col tempo, siamo venuti in contatto gli uni con gli altri. Pierluigi mi ha parlato di Ober e così ci siamo sentiti. Lui è un entusiasta e tre anni fa è riuscito a convincermi a venire a Cuneo per conoscerci di persona. Era l'autunno del 2014.

OB: In quell'occasione Gabriele ha presentato qui a Cuneo il suo libro: "Come vedo l'immagine".

GC: Quello che forse Ober non sa è che l'idea di portare Phototrace a Cuneo è nata l'anno scorso sul Lago Maggiore, quando ho conosciuto sua figlia Vera, anche lei si interessa di fotografia.

OB: E' vero, avevo mandato mia figlia Vera Bondi in avanscoperta a Maccagno per vedere come funzionava il Phototrace, ma anche perché lei aveva ricevuto come compito dal liceo di Milano, dove lavorava, di vedere come poter realizzare un corso di fotografia a scuola. Poiché mia figlia era un'insegnante entusiasta (adesso è a Bogotà), voleva portare agli studenti qualcosa che non fosse il solito corso di fotografia, bensì la testimonianza di quello che sarebbe riuscita ad apprendere durante Phototrace.

GC: Vera ha partecipato anche alla realizzazione dei Fotoprofili ottenuti soltanto con la luce e la carta sensibile.

TG: La parte didattica è molto importante nell'ambito di Phototrace?

OB: Sì, quest'anno oltre a conferenze per addetti ai lavori presentiamo anche un laboratorio (tutte gli eventi di Phototrace sono gratuiti, workshop inclusi) in cui Christian Grappiolo guiderà i partecipanti alla autocostruzione di camere a foro stenopeico e alla sperimentazione di riprese fotografiche per le strade di Cuneo, all'affascinante e misteriosa ricerca dell'immagine assoluta da riportare nell'essenziale laboratorio allestito per l'occasione presso la sede di Progetto HAR. Una lezione di Alberto Novo, del Gruppo R. Namias, che spiega "La buona pratica del laboratorio chimico"; Loris Lazzeretti ha dimostrato come utilizzare le pellicole Impossible su un banco ottico 8X10; Gabriele Menozzi e Gabriella Martino hanno in programma una dimostrazione di Platinotipia e di come realizzare un negativo digitale; C'è anche un workshop sulla nuova Crisotipia di Mike Wire e, naturalmente, abbiamo già assistito alla tua spiegazione teorica di come si procede alla realizzazione di una stampa Gumprint.

TG: Gabriele, tu utilizzi le parole con molta attenzione, ma da adesso possiamo finalmente dire che il Phototrace è un festival di fotografia indipendente?

GC: Effettivamente, parlando con te, ho capito che Phototrace è un festival. Prima, era soltanto un incontro tra amici in cui si parlava e ci si divertiva a stare insieme. Poi, quest'incontro è diventato qualcosa che è cresciuto sempre più, fino a diventare abbastanza impegnativo da organizzare. Noi ci rifacciamo alla fotografia tradizionale ai sali d'argento, ma in realtà la fotografia non è solo quello e vengono utilizzati anche altri materiali. E' tutta una questione di sensibilità ed impressione; queste sono le cose che entrano in gioco. Il valore aggiunto di Phototrace, che spero non cambi mai da questo punto di vista, è quello che ha aggiunto Ober, ovvero l'interdisciplinarità. Ha dimostrato che la fotografia diventa veramente forte, espressiva ed intensa quando si fonde con altre arti.

TG: La fotografia riesce a trovare ispirazione e a dialogare molto bene con altre discipline artistiche?

GC: Sì, anche se queste sembrano apparentemente lontane, come l'espressione letteraria, teatrale o quella musicale. Tutte queste discipline hanno in comune qualcosa di magico che riesce a stregare il pubblico. Un buon fotografo è sempre una persona che ama il teatro, la letteratura, la musica e la cultura. Non esiste la fotografia senza la cultura e non esiste la cultura senza la fotografia.

TG: Quando tre anni fa sono venuto a Brescia per vedere come si svolgeva Phototrace ho notato che gran parte del lavoro organizzativo, se non tutto, passava per le tue mani, però credo di poter dire già da oggi che questa edizione di Phototrace si distingua dalle altre per la sua riuscita e che questo successo sia da imputare al grande lavoro collettivo dei volontari, dei partecipanti e di chi ha contribuito con il proprio apporto a questa festa. E' la partecipazione generale il segreto della buona riuscita di un evento di questo genere?

GC: Sì, io desidero con tutto il cuore che Phototrace diventi questo. Non deve essere il momento in cui le solite persone si ritrovano intorno ad un tavolo, ma l'occasione di far crescere un'idea e farla viaggiare, per condividerla con persone diverse, in modo che ognuno possa portare il suo piccolo contributo alla manifestazione. Sia come animatore che come partecipante o spettatore. Ci sono persone che sono venute fin qui da lontano, dalla Toscana, da Napoli, da Roma, da Torino, dalla Valle d'Aosta, da Genova, da Milano, da Brescia, anche solo per ascoltare quello che succede qui e sono loro le persone che animano Phototrace. Il nostro festival sta diventando veramente qualcosa di importante a livello nazionale.

TG: Mi dici due parole su come è nato Phototrace all'origine?

GC: Phototrace è nato nel 2012 dal desiderio di ritrovarsi e di conoscersi di persona da parte di coloro che erano iscritti ad un gruppo di Facebook: Storia della Fotografia, tra questi c'erano dei riferimenti importanti, come il Museo del Precinema della Collezione Minici-Zotti di Padova, e diversi sperimentatori col collodio, sempre di quella zona, abbiamo così pensato di incontrarci a Brescia, un po' a metà strada tra Padova e Milano. Dopo di che abbiamo pensato di ripetere l'esperienza con una cadenza annuale, cercando di dare all'evento ogni anno una sede diversa per valorizzare le risorse culturali del gruppo.

TG: Dove si terranno le prossime edizioni di Phototrace?

GC: Ci piacerebbe spostarci più a Sud; a Roma o a Napoli, però siamo un po' preoccupati di affrontare queste grandi città, perché io credo che le risorse migliori si trovino nelle città di provincia dove si può beneficiare di un contatto umano più diretto.


Phototrace Cuneo 2017
Gabriele Chiesa e Ober Bondi

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